Trittico del Postaiolo (parte III)
- Scritto da Michele Bottazzi
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Comportamento alla Posta - Legalità, diritti e doveri - Attrezzi, viatico e superfluo.
Ultimo pezzo della nostra opera.
Dopo aver parlato del prima, sia per quanto attiene alle norme, alla logica ed a ciò che non deve farci rimpiangere d’aver scarsamente considerato o colpevolmente lasciato a casa, tratteremo di ciò che accade nel mentre si raggiunge la posta ed il comportamento da tenere durante quell’attesa che può divenire lunga quanto la vita di Matusalemme ed avara come quella di zio Paperone.
Parleremo di come entrare nel territorio (infiltrazione, per usare il linguaggio militare), scorgere i punti utili e quelli a svantaggio e, cosa che, per esperienza mia e vostra, sappiamo molti non considerano per nulla ma determina le future azioni che avranno a compiersi in quel luogo e nei limitrofi alla posta che avrete cura di presidiare: l’esfiltrazione (andarsene da un luogo senza che nessuno capisca vi siamo stati).
Infiltrazione – Quando ci si reca alla posta si può pensare a ciò che si vuole ma occorre tenere presente l’obbiettivo e lo scopo da raggiungere; le chiacchiere che si sono scambiate durante la fase precedente la partenza, siano esse state divulgate al bar o scambiate alla casa di caccia, vertano su sciocchezze, siano pareri di uno o discordino con altri, debbono restare ove ebbero a cominciare e, nel caso in cui s’abbia ancora qualcosa da aggiungere, serbate per il momento successivo alla ritirata ed al recupero delle prede.
Uno dei grossi errori che in molti commettono è quello di chiacchierare, discutere o brontolare mentre si è in fila su un sentiero o una carraia; gli animali possono essere ovunque e sentirvi anche da molto lontano e, statene certi, comprometterete tanto la vostra giornata quanto quella di coloro che si fermano nei pressi del comizio ambulante.
Chissà quante volte si sarà compiuta questa esperienza e quante volte voi sentinelle vi sarete chieste come mai i cinghiali non attraversano le poste ma percorrono vie mai calpestate prima o i canettieri decretino lo stato d’allerta ed i cani vi arrivino brevilinei ma non v’escano mai e, facendovi imbestialire, più volte vi scartino e tornino indietro per ritentare l’ennesimo approccio altrove e varcare la trincea sulla vostra retta, come sapessero con certezza ove siete disposti.
Chi parlava prima sostenendo che a voce non si fanno danni, sarà zitto poi, quando tutti, a parte il cicerone, si chiederanno come mai sia andato tutto al contrario di come si era previsto ed usualmente accade.
Stesso dicasi per la radio; alcuni la portano nella tasca più bassa dei pantaloni, così lontana da far pensare a chi non è del mestiere che la stessa emani olezzi insopportabili o attenti all’incolumità di chi se ne serve.
Chiaramente questi "portatori sani" di trasmittente non usano l’auricolare e per sentir la stessa sono usi sollevarne il volume e toccare i decibel di un concerto di Springsteen, con le conseguenze suindicate.
Tenere le armi scariche, un colpo può sempre partire e non penso ci sia bisogno di dire quali possano essere gli effetti di un fucile che, cadendo, inneschi una detonazione mentre la bocca della canna si trovi rivolta verso la schiena dell’ignari compagni che precedono o seguono.
Per evitare d’essere impreparati nel mentre d’un incontro inaspettato, al massimo, inserire il caricatore o i colpi nel serbatoio; se non si riesce a scarrellare e incamerare la pallottola o la cartuccia non ci deve essere rimpianto, anche con il cane armato non si sarebbe combinato nulla di meritevole e, sicuramente, si sarà evitato di sparare a caso e ferire inutilmente la preda o peggio.
Stazionamento – Una volta arrivati nel luogo designato, e solo ora, incamerare il proiettile dopo aver eseguito tutte le operazioni di vestizione del caso, infilato il giubbetto ad alta visibilità e sistemato trasmittente e sue pertinenze.
A questo punto, non si è più operai, fattorini, professoroni o dotti di qualsiasi materia ma postaioli, uomini o donne che, come scrissi nella prima tela di questo trittico, sono una parte determinante, essenziale e fondamentale della squadra d’appartenenza e, di conseguenza, della manovra corale che tutti sono e devono essere intenti a compiere con il massimo impegno e sforzo.
Ostacoli: se la vegetazione, dall’ultima volta che siete andati, la fa da padrona e rende difficile il vostro compito di presidio, potete agire discretamente sulle inaspettate protuberanze senza però modificare il panorama con sbancamenti o come fosse passato un B-20 carico di defogliante; gli animali s’accorgono delle variazioni repentine di ciò che li circonda o dei luoghi che sono soliti frequentare.
Per capirsi, nel 2010, un agreste possidente cacciatore, al fine di facilitare la visuale alle due sentinelle che sostavano al limitare di un suo incolto nel quale erano usi passare un paio di volte l’anno le armate pelose, spesso anche in numeri considerevoli, decise di prendere il trattore, ornarlo di trinciastocchi e rasare tutto come fosse un prato inglese.
Da allora non è mai più passato nulla in ciò che era l’incolto; i cinghiali traversavano più bassi, circumnavigando il pulito e percorrendo vie di transito assai più sporche e, dal bipede, meno fruibili.
Parlo di stazionamento tutte le volte che discorro di presidi e poste perché la staticità è elemento essenziale sia nella riuscita al meglio del compito per cui si è stati mandati sia nella sicurezza individuale e collettiva.
Con staticità non intendo imbalsamazione o mummificazione ma il non allontanarsi dal posto designato per correre a destra e manca, non farlo per cercare funghi, castagne o altri frutti di stagione che ci regalano il sottobosco, le piante o i rovi, non farlo per andare a sparare a fermo sotto ai cani se non è il caposquadra a dirvelo, assicurandovi che solo voi siate addetti o preposti allo scopo, non muoversi per andare a sparare ad un cinghiale, anticipando il compagno o mettendola in quel posto all’intera chiusura; i comportamenti anzidetti non solo sono pericolosissimi per il viandante e le altre poste (gli altri non sanno dov’è lui e lui, se compie un’azione del genere, se ne fotte di dove sono loro) ma quasi mai si traducono in qualcosa di redditizio e, sempre, fanno inalberare chi, volontariamente, viene privato dell’incontro.
Cosa importantissima è quella di, una volta messo o consuetudinari nel farlo, mai togliersi il capo ad alta visibilità perché la sicurezza nell’indossarlo si tramuterà immediatamente in pericolo; nel caso vi siano un grilletto facile o uno incerto e pauroso, la mancanza dell’indumento, sapendo lo indossate ordinariamente, ingenererà nel "boia" la convinzione errata che tutto possa essere fuorché voi e si sentirà libero di aprire il fuoco.
Una cosa da fare sempre è quella di percorrere un po’ più di strada ed andare a vedere ove si trova il dirimpettaio che sosta dopo di voi; quelli prima li avete già visti passando, quello dopo occorre andarlo a trovare subito con la colonna delle poste in modo di poter, con esso, fare il punto della situazione, valutando tiri e traiettorie sicuri e le zone perimetrali di competenza.
Non sparate verso sassi o rocce, al di là di tutte le teorie balistiche, una volta che vi siete beccati una palla in corpo o l’avete piazzata ad un vostro compare, sarete voi soli a scrollarvi il bruciore o il rimorso; è meglio rimpiangere una mandria di cinghiali scappati che piangere per un bipede o uno scodinzolatore immobile!
Esfiltrazione – Ho visto un luogo bellissimo rovinato dai lasciti di un’irresponsabile idiota che occupava una terra non sua e l’aveva ridotta a discarica.
Innumerevoli mozziconi di sigaretta sparsi tra l’erba come fossero eliche delle piante, ogni genere di plastica che avvolgeva o conservava qualcosa gettata a terra e seminascosta tra i rovi e, badate bene, una ventina (ventitré, per la precisione) scatolette di latta vuote che un tempo contenevano carne in gelatina o tonno sott’olio ed una decina di bottiglioni privati del succo d’uva fermentato; qua e là v’erano cumuli di fazzoletti di carta (questi di breve durata, per fortuna) che coprivano lasciti intestinali, miniature semisolide della sua persona.
Mi domando e dico, se te li sei portati appresso pieni per quale ragione contorta non li puoi mettere nello zaino e riportarli indietro vuoti, sapendo che pesano meno di un terzo di prima?
Sei un deficiente sporcaccione!
Questa è la mia unica risposta.
Che gioia c’è a stare in un luogo colmo di immondizia, potevi startene a casa tua e sollazzarti nei rifiuti come un suino (costui non per volontà ma costretto dall’umana necessità), la borsina te la portiamo direttamente noi; una in più per ogni assenza.
Riempire i boschi di ciarpame, sia esso espresso in carte di caramella, involucri di panini o d’altri pasti, carta stagnola, latta, vetro, bossoli o altri schifi del genere è sinonimo di inciviltà e cercare d’occultarli coprendoli di foglie destinate ad andarsene al primo soffio di vento o allo scioglimento della neve è dimostrazione d’estrema stupidità e risolve il problema dello sporco quanto mettersi vestiti lindi e non lavarsi da una settimana.
Eviscerazione: Per squadre di alcune Regioni è, più che una consuetudine, una tradizione che si tramanda da generazioni ed è entrata a far parte dell’attività venatoria a tutti gli effetti.
Ognuno può fare ciò che crede, la libertà d’uno termina ove ha inizio l’altrui ma, voglio porvi una domanda, argomentandola.
Che si privi il cinghiale dei visceri per una questione di peso da trasportare, lo si faccia perché si teme il proietto abbia leso parti che potrebbero danneggiare la bontà delle carni, o perché si vuole sollazzare altri abitanti del bosco, constatando che al successivo passaggio in loco le "frattaglie" saranno sparite, non vi viene da pensare che, allo stesso modo di chi s’è soddisfatto con il lauto pasto elargito, altri, muniti parimenti di grandi qualità olfattive, sentano l’odore della carcassa e decidano di non transitare più in quel posto divenuto mattatoio e tavolaccio d’autopsia di uno o più della loro banda?
L’odore pungente e acre del sangue e dei liquami corporei rimangono sul terreno, sull’erba circostante, sugli arbusti e afrorano l’ambiente, anche in assenza di vento, per una distanza che stentereste a credere.
Passereste voi in un luogo di un massacro sapendo che i carnefici sono ancora liberi d’agire e si troveranno lì ad attendervi per serbarvi lo stesso trattamento?
Bene, parlato di ciò che occorre portarsi per stare "comodi" alla posta, discusso di cosa fare in loco e come andarsene dallo stesso facendo il minor clamore possibile, non mi resta che farvi un sincero ...."in bocca al lupo"!