Per chi...inizia !
- Scritto da Sergio Facchini
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PER CHI INIZIA: BOTTA e RISPOSTA (1/3)
(prima parte)
Si tratta di una conversazione immaginaria che riprende temi già trattati, utile per chiarire punti rimasti in ombra o ritenuti forse poco coinvolgenti.
Tutti gli argomenti non possono certamente suscitare il medesimo interesse, ma, dato che la caccia a palla abbraccia diverse discipline, possiamo leggerli come sunto delle precedenti note dettagliate.
Quale arma si presta meglio per la caccia alpina?
Il criterio di scelta è soggettivo, in quanto sia le carabine "bolt-action" ad otturatore girevole-scorrevole, sia i basculanti (combinati, drilling e kipplauf) possono essere utilizzati nella caccia a qualsiasi ungulato usando calibri idonei.
Per cacciare il capriolo verso quali calibri è meglio orientarsi?
Senza dubbio sui 6 mm, come il .243 Winchester, che risulta essere probabilmente uno dei calibri migliori, ma il classico 6,5x57(R), insieme all'intramontabile 6,5x55 SE, al .25.06 ed al 6,5x65 (R) RWS danno ottimi risultati. Anche il 7x57 ed il derivato 7x57 R si rivelano una scelta perfetta.
E per il camoscio?
È necessario utilizzare calibri dalla traiettoria molto tesa perché il camoscio ama zone vaste in quota e le distanze di tiro sono mediamente elevate, spesso oltre i 200 m.
Da molti decenni il .270 Winchester, il 6,5x68 ed il 7 mm Remington Magnum contano molti estimatori, come il 6,5x57 (R) ed i recenti 6x62 (R)Frères, 6,5x65 (R) RWS, .25.06, insieme ai famosi .240, .257 e .270 Weatherby Magnum, strabilianti per tensione di traiettoria e potenza al pari dei rarissimi 7 mm SE vom Hofe e 7x75R SE vom Hofe. Inoltre non vanno dimenticati i calibri Winchester Short Magnum, come il .243 WSSM, il .25 WSSM, il .270 WSM, il 7mm WSM, oltre al 7 mm Remington SAUM ed al recente 7mm STW. Anche il poliedrico 7x64 si comporta egregiamente nella caccia al camoscio al pari del nipote americano .280 Remington, che in Europa è usato pochissimo tranne che in Francia, nonostante i suoi pregi balistici.
Le preferenze di molti vanno comunque al .270 Winchester ed al 6,5x68 che, malgrado le solite infondate accuse di obsolescenza, rimangono due stelle di prima grandezza.
E per gli altri ungulati medi come il muflone ed il daino?
In linea di massima vale il medesimo discorso fatto per il camoscio: servono calibri piuttosto tesi e di potenza adeguata. La cerchia dei calibri si restringe al .270Winchester, al 7x64 ed al .30.06, ma anche i 6,5 mm più potenti sono efficaci.
È opportuno comunque privilegiare calibri della classe 7 mm, in quanto daino e muflone sono selvatici dotati di grande vitalità e molto resistenti alle ferite, caratteristiche che possono rendere lungo e laborioso il recupero di un capo colpito malamente, pur disponendo di un valido cane da traccia.
Quali sono i calibri più efficaci per il cervo?
La scelta andrebbe effettuata in base al terreno di caccia: in ambiente chiuso, caratterizzato da radure e distanze contenute (100-150 m), sono sufficienti tutti i calibri medi classici, a partire dal 7x57, 7.08, 7x64 per arrivare al .30.06 e all'8x57 JS, avendo l'accortezza di usare le palle più pesanti Monolitiche, Accubond o Partition, mentre in territori aperti di alta montagna è meglio disporre di calibri tesi e potenti come il .300 H&H Magnum e il .308 Norma Magnum, ottimi ma da alcuni decenni ritenuti a torto in coma profondo, ma in questi ultimi anni di nuovo in ascesa, il .300 Winchester Magnum, il .300 Weatherby Magnum e l’8x68 S.
Con gli ultimi tre calibri possiamo contare su tre assi pigliatutto, dato che non ci pentiremmo mai della loro scelta. Non dobbiamo però dimenticare il .300 Winchester WSM, il .300 Remington SAUM, il 7 mm ed il .300 Remington Ultra Magnum, il 7 mm Weatherby Magnum, il 7 mm Remington Magnum ed il raro, ma sempre ottimo, 7 mm SE vom Hofe.
Si tratta pertanto di scegliere tra molti calibri validi, ma optando per la triade evidenziata in precedenza non dovremmo avere problemi nemmeno con i cervi kapital.
A quale tipo di arma è meglio dare la preferenza per capriolo, camoscio e cervo?
Per il capriolo è indifferente, perché di solito non si spara a distanze elevate. L'arma ideale potrebbe essere una carabina "stutzen", cioè con calciatura intera fino alla bocca della canna, lunga in media da 50 a 53 cm, oppure un combinato leggero e maneggevole con canne di 60 cm. Entrambe le armi, "stutzen" o combinato, non dovrebbero pesare più di 3,5 kg con l’ottica montata. Per il camoscio, invece, l'arma d'elezione è il "kipplauf" o monocanna basculante, le cui doti fondamentali sono la leggerezza (da 2,4 a 2,8 kg) e la possibilità di riporlo smontato nello zaino, vantaggi primari in avvicinamenti difficili. E' un'arma che esige un'alta qualità di esecuzione, e se di costruzione austriaca o tedesca costa molto: minimo il triplo rispetto a una carabina di media qualità, da 2500 Euro a salire.
II kipplauf rimane comunque un'arma d'élite poco diffusa, differentemente dalla classica carabina ad otturatore a cui si affida almeno il 90% dei cacciatori di camosci. Le carabine "bolt-action" sono infatti molto precise, robuste e di costo contenuto, qualità che ne hanno decretato il successo da oltre un secolo. Per il cervo l'arma indiscutibilmente migliore è la carabina, l'unica in grado di sopportare le pressioni elevate dei calibri Magnum compresi tra il 7 mm Remington Magnum ed il .338 Winchester Magnum
Quali sono i calibri più adatti per un kipplauf?
Senz'ombra di dubbio i calibri contraddistinti dalla lettera "R", suffisso aggiunto al calibro progenitore. La lettera R dei calibri per basculanti è l’abbreviazione del lemma tedesco "Rand", collarino nella traduzione italiana. Il collarino sporgente è tipico infatti di tutti i calibri dotati di bossolo con fondello di diametro maggiorato, per favorirne l’estrazione dalla camera di scoppio. Oggi sono ancora in uso molti calibri con collarino: 5,6x50R Magnum - 5,6x52 R - 5,6x57 R - 5,6x61 R SE vom Hofe - 6x62 R Frères – 6x70 R – 6,5x57 R – 6,5x65 R – 7x57 R –7x65 R – 7x75 R SE vom Hofe – .30 R Blaser – 8x57 JRS –8x75 RS – 9,3x74 R utilizzati soprattutto in Germania, Austria, e nell'Europa Orientale, specie per quanto riguarda i vari 6,5x57 R, 7x57 R, 7x65 R, 8x57 JRS ed il 9,3x74 R. I calibri "R" sono molto più numerosi di quelli elencati e parecchi di essi sono fuori produzione da molto tempo, ma la ricarica potrebbe ridestarli dal loro stato letargico. Per la caccia alpina spicca la polivalenza del 7x65 R, un calibro ancora attualissimo nonostante sia nato intorno al 1920. II .30 R Blaser è invece un baldo ventenne ed è stato ottimisticamente paragonato al 300 H&H Magnum che però, con la ricarica, è nettamente superiore al calibro tedesco con qualsiasi palla da 150 a 220 gr.
Il .30R Blaser vanta comunque una buona potenza ed una traiettoria abbastanza tesa con palle da 150 e 165 gr, valide anche per cervi e cinghiali di peso medio-elevato, ma resta assodato che i calibri .300 magnum americani o l' 8x68S suonano un'altra musica.
I kipplauf ed i basculanti in genere sono armi robuste e precise?
Tutte le armi rigate basculanti possono essere robuste e precise, a patto che siano costruite con materiali di qualità e da maestranze di grande esperienza. Non ci si improvvisa costruttori di armi basculanti dall'oggi al domani, utilizzando bascule di fucili sovrapposti e mano d'opera non qualificata!
Il "nome" di un'azienda diventa sinonimo di qualità solamente dopo decenni di produzione ad alto livello e non con qualche anno di dispendiose campagne pubblicitarie..! Sperando di non scadere in una facezia, un'utilitaria con la stella a tre punte sul cofano non sarà mai una Mercedes! Tornando alla robustezza dei kipplauf bisogna sottolineare che le bascule sono realizzate sia in lega leggera per diminuirne il peso, che in acciaio per sopportare calibri nervosi.
Nonostante i notevoli miglioramenti compiuti dalla metallurgia moderna, una bascula in acciaio sarà sempre più affidabile rispetto ad una in lega e ciò vale specialmente quando con i kipplauf si vogliono usare calibri Magnum, che obbligano all'uso di un efficace freno di bocca per ridurne il forte rinculo. Inoltre gli organi di chiusura, quali i ramponi ricavati dalla canna e gli orecchioni della tipica chiusura "Kersten" sono applicati appositamente per ridurre a tolleranze strettissime i giochi tra le varie parti meccaniche e per assicurare la massima sicurezza, qualità precluse ad armi di produzione corrente.
Certo è che i kipplauf sparano bene o addirittura molto bene (rosate di 3-4 cm a 100 m ed anche inferiori) con calibri non esasperati, come i sempreverdi 6,5x57 R, 7x57 R, 7x65 R e l'8x57 JRS, mentre tra quelli senza collarino spiccano il 6,5x55 SE ed il .308 Winchester, di norma molto precisi. Utilizzando anche bascule di acciaio speciale per calibri scorbutici, come il 270 Weatherby Magnum od il 7 mm Remington Magnum, e pur con ricariche certosine, il traguardo di una buona precisione può rivelarsi talvolta problematico, in quanto le probabilità di restringere le rosate dipendono da molti fattori che andranno studiati singolarmente da chi pratica la ricarica. Di conseguenza per sfruttare in misura ottimale le potenzialità di un kipplauf è condivisibile affidarsi al calibro più diffuso in assoluto: il 7x65 R.
Non bisogna dimenticare però che, già da moltissimi anni, tutte le armi basculanti possono utilizzare calibri senza collarino (.243Win.-.270Win.-.30.06) grazie ad un estrattore particolare che, agganciando la gola del bossolo, lo estrae.
E' un meccanismo semplice che fin dalla sua nascita non ha creato problemi e ha permesso al .270 Winchester di farsi apprezzare come calibro da kipplauf anche in Alto Adige, in Tirolo e nelle Tre Venezie, terre in cui hanno sempre regnato i calibri europei con collarino.
Per applicare l'ottica all'arma, quale tipo di attacchi sono preferibili?
Gli attacchi, fondamentalmente, sono di tre tipi diversi: fissi, a pivot laterale e a piede di porco.
Quelli fissi sono solitamente molto robusti poiché sono semplici ed hanno ottimi ancoraggi tra ottica ed arma; per di più sono poco costosi e si adattano a qualsiasi tipo di carabina a otturatore.
Gli attacchi a pivot laterale, invece, consentono il distacco dell'ottica dall'arma senza pregiudicarne l’azzeramento solamente se di alta qualità e montati a regola d'arte (Mannlicher-EAW-Sauer), ma sono molto più costosi di quelli fissi.
Infine abbiamo gli attacchi a piede di porco, specifici per ogni tipo di arma basculante e applicabili anche su ogni carabina. Sono costosissimi e, pur conferendo all'arma eleganza e praticità uniche, meccanicamente non si rivelano robusti come i due precedenti perché le superfici metalliche di incastro e aggancio alle basi sono molte ed esigono assolutamente una lavorazione d'eccellenza; infatti solo i maestri armaioli sono in grado di montarli correttamente, garantendone una lunga vita operativa.
Per quanto riguarda le ottiche, quali scegliere?
Il discorso sulle ottiche potrebbe dilatarsi a dismisura, ma cerchiamo di essere concisi. Dobbiamo anzitutto scegliere l’ottica a seconda dell'ungulato e del terreno di caccia. Ingrandimenti medio-alti e molta luminosità per il capriolo ed il cervo, mentre per il camoscio si privilegiano ottiche a forte ingrandimento. Su ogni cannocchiale di puntamento appaiono sempre due valori: il fattore di ingrandimento che può essere fisso (4x-6x-8x-10x) o variabile (1½-6x, 2.2-9x, 3-9x, 2.5-10x,3-10x,3-12x, 4-12x, etc.) seguito dalla misura in mm del diametro dell'obiettivo (32-36-42-48-50-52-56). Se sul cannocchiale leggiamo 6x42 significa che l’ottica è fissa e ingrandisce il soggetto traguardato di sei volte (6x), e che il diametro dell’obiettivo misura 42 mm, mentre se leggiamo 3-10x50 l'ottica è ad ingrandimento variabile, da un minimo di 3 ingrandimenti fino a un massimo di 10x, e che la lente dell'obiettivo ha un diametro di 50 mm.
La luminosità, il contrasto, la definizione e la nitidezza dell'immagine dipendono senza dubbio dalla qualità globale dello strumento e dai vetri usati, tipo BAK 4 prodotti dalla Shott, e non essenzialmente dal diametro della lente dell'obiettivo.
Per camoscio e capriolo è quindi più che sufficiente un cannocchiale con obiettivo di 42 mm, mentre per cacciare il cervo all'alba o al tramonto è meglio orientarsi su ottiche con obiettivi di 48-56 mm. In genere le ottiche ad ingrandimento variabile sono preferibili a quelle ad ingrandimento fisso perché permettono di adattarsi meglio alle mutevoli distanze di tiro (cervo e capriolo nelle radure dei boschi - camosci in alta montagna), tanto è vero che i cannocchiali più venduti sono ancora i variabili 3-12x50. Ma anche con un'ottica fissa 6x42 di grande qualità potremo far fronte al 90% dei tiri in montagna, con una spesa decisamente inferiore. I cannocchiali di fascia alta come Hensoldt, Zeiss, Swarovski, Schmidt & Bender, Leica, Kahles, Karl Kaps, Docter, Nikon e Leupold sono costosi. Per i migliori modelli variabili si spende dal triplo al quadruplo di una carabina ordinaria, ma sono denari ben spesi perché le loro prestazioni saranno costantemente elevate anche dopo molti anni.
Quali reticoli sono preferibili nelle ottiche da caccia?
In montagna oggi sono molto utilizzati i reticoli n.4, 4a, Crosshair, Plex, Ballistic-Plex ed un tempo il n.1. Il reticolo n. 4 è un reticolo universale adatto ad ogni specie di ungulato, mentre il n. 4A è largamente usato nella caccia al cervo. II reticolo “crosshair”, invece, caratterizzato da fili ortogonali molto sottili, è adatto per tiri a lunga distanza (oltre i 200 m), ma è poco percepibile su sfondi con colori uniformi o con luce debole ed è quasi invisibile in presenza di nebbia anche leggera.
II reticolo Plex, a sua volta, parente stretto del n.4, è molto utilizzato da diversi anni. Per la caccia alla cerca nel bosco invece è sempre valido il reticolo n.1 con ingrandimenti bassi (1½ - 6x e simili) per tiri accompagnati.
Oggi i reticoli illuminabili sono moltissimi e quelli “balistici” vanno per la maggiore come il Ballistic Plex, i Rapid Z ed i Mil-Dot, utili per effettuare tiri a lunga e lunghissima distanza. Ma perché complicarsi la vita quando i reticoli tradizionali bastano e avanzano? Come talvolta capita quando il tempo stringe, tra avvistamento, esame del selvatico, misura della distanza, puntamento e sparo, i secondi, non i minuti, sono spesso ridotti a 20 o 30, dove finiscono i principi fondamentali della caccia di selezione? Per esaminare bene la selvaggina e scegliere o meno il capo da abbattere ci vuole tempo, ma con due giorni soltanto per settimana una caccia di selezione efficace non è fattibile e si riduce ad una mera caccia di sfoltimento, tenuto anche conto che molti si affrettano a consegnare il primo capo assegnato nella speranza di ottenerne subito un secondo, se disponibile! Siamo convinti che la tecnologia moderna ci aiuti davvero molto?
Per i tiri a grande distanza tutti i progressi in campo balistico e tecnico sono indispensabili, ma noi stiamo discutendo di caccia e non di gare di bench-rest estremo.
Le torrette balistiche regolabili ed i reticoli balistici di tutte le grandi Case funzionano piuttosto bene, così come il sistema ASV della Zeiss, molto semplice e di facile utilizzo. Secondo molti cacciatori e tiratori esperti, un ottimo congegno meccanico-ottico per effettuare tiri a distanze elevate con ottimi risultati è quello ideato dal Sig. Ermes Besseghini dell'Armeria Ermes Sport di Grosio (SO). Si tratta di un alzo meccanico a bilanciere, passatemi la definizione, che non interferisce con l'azzeramento dell'ottica e si utilizza di norma con ingrandimenti da 8x a salire. Questo strumento in lega leggera a inclinazione variabile, unito saldamente all'ottica, è posto sul castello dell'arma e si regola finemente tramite una ghiera con punti di riferimento per le varie distanze. Ricorda vagamente gli organi di mira dei fucili militari dei primi del '900 con tacca di mira e cursore per le lunghe distanze, ma si tratta però di uno studio di meccanica fine realizzato con materiali speciali e tecniche di lavorazione modernissime. Un sistema davvero semplice e geniale che, utilizzando macchine a controllo numerico capaci di tolleranze infinitesimali, permette una precisione elevata e costante nel tempo dell'arma su cui è applicato. Chi lo utilizza ne parla in toni davvero entusiastici.
Come orientarsi nel dedalo di munizioni presenti sul mercato?
Dobbiamo dare la preferenza a prodotti di grande qualità che utilizzano palle a deformazione progressiva, semi-morbide o tendenzialmente dure con elevato coefficiente balistico (C.B.), che sappiano cedere grande energia durante l’attraversamento dell'area vitale del selvatico. Le sigle e i nomi delle palle sono innumerevoli sia per quanto concerne la forma della palla (spitzer-semispitzer-boat tail-round nose) sia per quanto riguarda il tipo di nucleo della palla (Partition, A-Frame, H-Mantel, Doppelkern, Fail Safe, Core-Lokt, Accubond, Interbond).
Per non confondersi le idee, basta ricordarsi che gli ungulati alpini non sono animali di 3 o 4 quintali e pertanto sarebbero ancora valide le palle soft-point, a punta morbida per intenderci, vista la mole di caprioli e camosci. Oggi però si preferiscono le palle Monolitiche, Ballistic Tip, Accubond e A-Frame che hanno surclassato in pieno quelle usate fino a vent'anni fa poiché alcune di queste danneggiano meno la spoglia e consentono prestazioni balistiche superiori. La gamma delle munizioni per i calibri europei è prerogativa assoluta delle Case produttrici tedesche (RWS, Blaser e Brenneke), svedese (Norma), finlandese (Lapua e Sako), ceca (Sellier & Bellot) ed altre minori, mentre le munizioni per i calibri americani sono fornite da tutte le Case americane più famose (Federal-Remington-Winchester-Weatherby-Hornady-Nitrex-PMC) ed anche dalle grandi aziende europee.
Quale peso di palla usare per ogni ungulato?
Per il capriolo, utilizzando calibri compresi tra i 6 ed i 6,5mm, sono consigliabili palle dure da 90 a 150 gr (5,8 - 9,7g), per il camoscio, usando calibri tra i 6,5 ed i 7 mm, sono preferibili palle da 123 a 160 gr (7,97 - 10,36 g), mentre per il cervo sono da preferire palle da 165 a 200 gr (10,7 - 13 g). Per il muflone ed il daino è meglio orientarsi su palle da 130 a 165 gr (8,42-10,69 g), rammentandoci che una palla pesante e dura è valida su ogni ungulato ma non una leggera.
È vero che ogni calibro ha la sua "palla ideale"?
E' una definizione parzialmente condivisibile in quanto alcuni calibri medi sparano ugualmente bene con almeno due pesi differenti di palla, ma è pur vero che uno dei due darà risultati migliori con rosate più ristrette. Tali esiti sono determinati in larga parte dalla lunghezza del "passo di rigatura" della canna, espresso in pollici o cm. Questa misura corrisponde al tratto di canna necessario affinché la palla compia su se stessa un giro completo di 360°.I proiettili più lunghi e pesanti, difficilmente stabilizzabili, per consentire una buona precisione di norma hanno bisogno di un passo di canna corto che imprima alla palla un movimento rotatorio più rapido di quello richiesto da proiettili di minore lunghezza. Ecco spiegato come un'arma di solito si rivela precisa con palle di un determinato peso e lunghezza, mentre con altre risulta imprecisa. La causa è il passo di rigatura non sufficientemente corto o lungo per stabilizzare la palla di una determinata misura. A caccia però è necessario un ponderato equilibrio tra precisione e potenza di impatto dell'ogiva, senza dimenticarsi che i fattori determinanti risultano essere sempre il peso, la velocità e la struttura interna della palla. Per alcuni calibri è annotato di seguito il peso di “palla standard” ritenuto dagli esperti come valido compromesso. Con munizioni dotate delle recenti palle BARNES TSX o SWIFT A-Frame potremmo scendere di 10 grani ottenendo traiettorie più tese senza pregiudicare affatto energie e letalità sui selvatici.
Per le nuove famiglie SAUM (Short Action Ultra Magnum) della Remington, 7 mm Saum e .300 Saum, e WSM (Winchester Short Magnum) della Winchester, .243 WSSM, .25 WSM, .270 WSM, 7 mm WSM, .300 WSM e .325 WSM, i pesi di palla rispecchiano quelli tipici dei calibri standard tradizionali. Ovviamente i pesi sono orientativi e suscettibili di variazioni dettate dalla propria esperienza o da esigenze balistiche relative al tipo di ungulato cacciato.
Palle leggere e velocissime o pesanti e più lente. Quali utilizzare?
Tenendo sempre a mente che, secondo una nota legge fisica, raddoppiando la velocità di un proiettile l’energia prodottasi quadruplica, la velocità costituisce anche un vantaggio agli effetti della radenza della traiettoria. Quanto più rapidamente il proiettile raggiunge il bersaglio, tanto minore sarà la sua caduta. Dato che le palle leggere contano su una velocità iniziale più alta, è noto però che esse, a parità di calibro, la perdono più rapidamente di quelle più pesanti. Infatti con l’aumentare della distanza le palle di maggior peso con velocità iniziali minori, già intorno ai 250 m, vantano velocità residue più elevate di quelle raggiunte dai proiettili più leggeri. Non sono infatti le alte velocità iniziali dei proiettili a costituire un elemento primario di scelta delle munizioni, bensì la loro velocità residua da 180-200 m in poi. Di conseguenza dovremmo optare per palle di buon peso con buone velocità residue a distanze medio-alte.
Cos'è e come si determina la "densità sezionale" di una palla?
La "densità sezionale" di una palla non è altro che un indice ipotetico della sua capacita di offesa in relazione al peso del proiettile ed al calibro dell'arma. Si ottiene moltiplicando il peso della palla espresso in grammi x 1OOO e dividendo il prodotto ottenuto per il quadrato del calibro in mm.
Esempio: calcolare la densità sezionale di una palla di 1O g di un'arma in calibro 7x64 (7 mm).
II valore ottenuto - 204 - evidenzia una buona densità sezionale in quanto il quoziente di riferimento è 200. Di conseguenza una palla di 10 g lanciata da un'arma calibro 7mm dovrebbe possedere un'alta capacita invalidante sul selvatico, come in effetti ha. Tuttavia questo metro valutativo oggi riveste minore rilievo in quanto i fattori velocità e struttura interna del proiettile, che permettono un'espansione a fungo quasi perfetta della palla ed una ritenzione elevatissima del peso, assumono un'importanza maggiore nella valutazione della vera potenzialità lesiva del proiettile.
Cos'è il "coefficiente balistico" di una palla e cosa determina?
II coefficiente balistico di ogni palla rappresenta il suo grado di aerodinamicità, estensivamente equivalente al lavoro necessario per vincere la resistenza dell'aria e la forza di gravità durante il tragitto verso il bersaglio. A maggiore grado di aerodinamicità corrisponde maggiore velocità residua, quindi minor tempo di volo ed energia d'impatto più elevata. Il C.B. viene espresso con valori che spaziano da 200 ad oltre 600, via via migliori con l’aumentare del parametro. Le palle da caccia hanno indici di C.B. compresi di solito tra 300 e 500, largamente sufficienti per l’uso venatorio, ma peri calibri 6,5 e 7 mm sono disponibili proiettili con C.B. portentosi, anche oltre il coefficiente di 650. Queste palle, studiate soprattutto per il tiro di precisione a 300 e più metri, in genere non sono indicate per la caccia agli ungulati a causa della loro conformazione interna e del mantello generalmente fragile. Bisogna rammentarsi che a parità di peso e di struttura interna dovremmo dare sempre la preferenza ai proiettili con il C.B. più elevato. Le traiettorie dei tiri, specie a grande distanza, da 250 m a salire, ne beneficeranno sensibilmente. Purtroppo non tutte le Case produttrici di munizioni indicano sulle confezioni i C.B. della palle, ma sui manuali di ricarica più diffusi editi da NOSLER, HORNADY, SIERRA, SWIFT, BARNES e NORMA questo dato importante è sempre precisato.
Le canne lunghe danno migliori risultati di quelle corte?
In linea di massima la risposta è affermativa, ma non quanto in genere si creda. I calibri standard americani .243 Win, .25.06, .270 Win, .280Remington e .30.06 utilizzano canne lunghe da 22 a 24pollici (56-61 cm) mentre quelli europei come i classici 6,5x57-6,5x55-7x57-7x64 e 8x57 JS sfruttano canne di 60cm. Per i Magnum invece (7 mm Remington Magnum, .240, .257,.270, 7 mm e .300 Weatherby Magnum e .300 Winchester Magnum) gli Americani usano canne di 61-66 cm, ma per il 7 mm Remington Magnum preferiscono canne lunghe 61cm, mentre lo scomparso .264 Winchester Magnum, un calibro validissimo per la caccia in montagna, montava canne di 66 cm (26 pollici). In Europa, per i Magnum (6,5x68 - 7 mm SE vom Hofe –7x75 R SE vom Hofe – .300 H&H Magnum - .308 Norma Magnum – 8x68 S) si utilizzano canne di 65 o più cm. I calibri Magnum hanno bisogno di canne lunghe per un semplice motivo: dovendo bruciare completamente le pesanti dosi di polveri progressive, contenute in grossi e lunghi bossoli, sono indispensabili canne più lunghe di quelle dei calibri standard, meno ingordi di polvere per fornire velocità più che accettabili.
E gli "stutzen", con appena 50-53 cm di canna, come sparano?
Bene, senz'ombra di dubbio. I 7-10 cm in meno di canna,rispetto ad una carabina normale, riducono la velocità della palla del 3-4% circa, un'inezia sul terreno di caccia, specialmente nelle cacce alpine più impegnative, in cui leggerezza, compattezza e maneggevolezza della carabina contano quasi quanto la precisione intrinseca.
Lo "stutzen" infatti, al pari del kipplauf, in calibri dotati di traiettorie tese(6,5x57–6,5x65–7x64) è un'arma molto amata dai cacciatori di camosci delle Alpi Orientali. In sintesi, per i calibri Magnum servono canne lunghe di sezione adeguata (15-17 mm), mentre per i calibri standard sono sufficienti canne di 55-60 cm che, con sezioni maggiorate (18 mm e oltre), a 100 m forniscono rosate inferiori a 30 mm.
Ne deriva che, se puntiamo alla massima precisione, è meglio optare per armi con canne di notevole diametro anche se il loro peso ci farà rimpiangere quello di un kipplauf.
In effetti le armi con canne "grasse" corte sparano benissimo perché vibrano molto meno delle canne sottili, effetto che si ripercuote positivamente sulle prestazioni balistiche.
Sempre a proposito di precisione, oggi le Case costruttrici montano canne "flottanti" che, non avendo alcun punto di contatto con il calcio, sono libere di allungarsi durante lo sparo e di contrarsi con il raffreddamento, evitando l'inevitabile e sgradito fenomeno dell'innalzamento della rosata, evidente dopo diversi colpi se usiamo una canna che poggia per un lungo tratto sul calcio. Oltre alla canna "flottante", molti tiratori effettuano sull'armai cosiddetti "bedding" e “pillar bedding”. Il primo consiste nel riempimento con resine speciali degli interstizi presenti tra la parte inferiore della canna ed il calcio, costruendo un "letto" artificiale che fa combaciare alla perfezione le zone critiche di contatto sotto la camera di scoppio e le aree adiacenti alla vite anteriore di ritegno del calcio. Il “pillar bedding” invece, anziché resine speciali, utilizza precisissimi mini manufatti di alluminio che “alloggiano” la canna in modo estremamente stabile, lavorazioni da affidare solamente a persone di grande esperienza. Così agendo viene a crearsi un tutt'uno rigido e compatto che limita al massimo le vibrazioni dell'arma e ne migliora la potenziale precisione, a seconda del calibro utilizzato.
Mediamente quanto durano le canne rigate?
A differenza delle armi a canna liscia che, con una costante pulizia, possono sparare decine di migliaia di colpi senza alcun inconveniente, le canne rigate hanno una vita operativa molto più breve. Ciò è dovuto al progressivo consumo delle rigature causato dalle alte pressioni sviluppate dalle relative munizioni (3000-4400 bar contro 600-1000 bar delle munizioni a canna liscia) e alle conseguenti velocità della palla rispetto alla carica di pallini (750-1100 m/s contro 380-450 m/s).
I proiettili limano infatti i pieni della rigatura a causa della lunga sezione di aderenza nella canna e della forzatura necessaria affinché la palla, per stabilizzarsi, corra vorticosamente ad altissima velocità. Questo fenomeno non si verifica usando il piombo minuto, oggi collocato in contenitori di plastica che non erodono più la canna liscia. Da un esperimento effettuato dalla HORNADY, costruttrice di munizioni, palle e attrezzature per la ricarica, usando una carabina cal. 7 mm Remington Magnum, dopo 2000 colpi con munizioni dello stesso tipo è emerso che la velocità media alla bocca di 5 palle, dagli iniziali 3044 ft/s (927 m/s) era scesa a 2758 ft/s (840 m/s), come rilevabile dal “Manuale di ricarica HORNADY III Edizione” sesta ristampa del 1987 a pag. 402.
Si tratta di una calo di velocità impressionante, ben 87,18 m/s.
Orbene, supponendo che la palla fosse una 154 gr Spire Point, con arma nuova e velocità di 927 m/s alla bocca, l'energia sviluppata sarebbe stata di 4295 Joule, mentre, dopo 2000 colpi, con una velocità alla bocca di 840 m/s l'energia sarebbe scesa a 3525 Joule.
Riassumendo la velocità si era ridotta del 9,40% (840,63 m/s anziché 927,81 m/s) e, di riflesso, l'energia risultava inferiore del 17,93% (3525 Joule contro 4295 Joule). In pratica quel 7 mm Remington Magnum aveva perso le elevate caratteristiche balistiche originarie ridottesi a quelle fornite normalmente da un 7x64 Brenneke, gran calibro peraltro nella sua categoria. Sottolineando che, con le cautele d'uso, la durata delle canne di un calibro standard come il 7x64 od il 30.06 è almeno tripla rispetto a quella di un calibro Magnum, ovvero 6000-8000 colpi contro 1500-2000, chi mai a caccia tirerà oggi 2000 colpi? Sarebbero sufficienti per 600-700 camosci. Non sono troppi?
Quali sono i calibri più precisi?
Tutti i calibri utilizzati per le gare di tiro di precisione: il .308Winchester, il 6,5x55 SE ed i numerosi 6 mm usati nelle gare di "bench-rest", capaci di precisione inimmaginabile, un buco nell'altro a 200 m e rosate incredibili inferiori ai 10 cm nelle gare a lunghissima distanza (1000 yd o 1000 m). Si tratta di prestazioni alla portata di calibri come il 6,5-284 Norma e di altri 6 mm particolari in armi pesantissime di fibre speciali al carbonio e canne di grande sezione, con ottiche specifiche a forti ingrandimenti. Rosate, dicevamo, ottenibili solamente con munizioni studiate certosinamente in ogni dettaglio. Bossoli, inneschi, polveri e palle, oltre a tutto quanto riguarda la canna, gli scatti ed il bedding sono oggetto di esami accurati e prove approfondite al poligono.