Botta e risposta (terza parte)
- Scritto da Sergio Facchini
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Sul tema "mimetismo" dell'abbigliamento da caccia, cosa possiamo annotare?
Oggi la moda degli abiti "mimetici" da caccia imperversa tra le giovani generazioni. Dato che gli ungulati hanno sensi sviluppatissimi, vista ed odorato soprattutto, i cacciatori si vestono spesso con indumenti mimetizzati che utilizzano tessuti riproducenti i colori di sfondo dei territori (sottobosco, pietraie, aree paludose, terreni di alta montagna) frequentati dagli animali selvatici. I marchi Real-Tree, Comouflage e Mossy Oak sono validi esempi di queste speciali stoffe che smorzano il contrasto delle forme umane con l'aiuto di foglie e ramaglie replicate perfettamente su giacche, pantaloni e cappelli. Oltre ai tessuti mimetici si stanno diffondendo anche gli spray che coprono l'odore umano, avvertibile dagli ungulati anche a notevole distanza quando hanno il vento a favore. Tornando alle capacità visive degli ungulati maggiori, è giusto sottolineare che essi vedono molto meglio all'alba e al tramonto, ossia nelle ore dedicate alla caccia da parte dei predatori, e che i colori più percepibili sono quelli compresi tra il violetto e l'azzurro scuro, colori tipici degli abiti degli escursionisti.
Il giallo e l’arancione ad esempio, contrariamente a quanto si potrebbe credere, sono "visti" come colori chiari che non destano la minima apprensione negli animali.
Tutte le sfumature del verde, invece, sono distinte dagli ungulati in modo perfetto, soprattutto le tonalità scure o molto scure degli indumenti di "loden" che causano inquietudine tanto maggiore quanto più cupa è la gradazione!
Quindi tutti i colori tendenti al blu ed al nero e specialmente il verde "loden" scuro devono essere tassativamente evitati nella caccia di avvicinamento in zone aperte. Gli ungulati distinguono invece con notevole difficoltà le sfumature tenui dei colori marrone e grigio che si rivelano i migliori sul terreno di caccia, se non vogliamo ricorrere agli abiti mimetici speciali. Quanto annotato sulla "lettura" dei colori da parte degli ungulati non è frutto di un sogno strano, ma sono i risultati a cui è giunto un Istituto di Ricerche Veterinarie tedesco dopo uno studio approfondito sulle capacità visive di cervi e caprioli. Personalmente ed in più di un'occasione ho constatato l'assoluta fondatezza di quelle ricerche: nonostante la mia esile figura (m 1.91 e troppi kg), ma vestito di abiti color marrone chiaro sfumato, una cerva seguita dal piccolo e diverse femmine di capriolo con prole mi hanno praticamente sfiorato, tanto che avrei potuto toccarle con la canna della carabina! Logicamente non respiravo e non muovevo neppure le palpebre, immobile come un macigno marrone sulla cui sommità uno scricciolo curioso si posò a lungo l'anno scorso! Incredibile ma vero.
Assieme al "mimetismo statico", a caccia sono indispensabili una camminata attenta, movimenti lenti del corpo, silenzio,nessun tintinnio metallico o riflessi di luce prodotti da orologi, lenti di occhiali e binocoli, oltre a frequenti soste di studio dell'areale intorno a noi. L'assenza di rumori e l'immobilità frequente a volte danno risultati insperati, consentendoci di localizzare animali altrimenti non rintracciabili se camminiamo rumorosamente e senza effettuare soste. Al contrario, il silenzio e la staticità assoluta di noi predatori di solito atterriscono i selvatici delle aree boscose che inaspettatamente possono rivelarsi permettendoci talvolta di valutarli. Volendo confezionare degli abiti da caccia di lana in una varietà infinita di tonalità è meglio ricorrere ai tessuti di "tweed" scozzesi o irlandesi. Sono caldi, robusti, impareggiabili per qualità e durata, mimetici come nessuna altra stoffa di lana e permettono una perfetta traspirazione, oltre a possedere un alto grado di impermeabilità e tempi brevissimi di asciugatura in giornate inclementi. E, caratteristica che non guasta affatto, sono di un'eleganza unica. Analogamente alcune Case, per seguire questa tendenza,mimetizzano addirittura le armi lunghe applicandovi una pellicola sintetica sottilissima che replica i motivi ed i colori dei tessuti a cui si ispira. Finora si tratta però di un espediente di limitato successo e penalizzante dal punto di vista estetico per qualsiasi arma.
Ritornando alle problematiche del tiro, in quale misura influisce il vento?
II vento, purtroppo, è un acerrimo nemico del cacciatore di montagna e spesso causa errori irreparabili con ferimenti o addirittura perdita del selvatico. Dobbiamo quindi valutare bene la sua intensità, stima non facile, e la sua direzione. La velocità del vento trasversale influisce molto sulla variazione del punto di impatto della palla e tale variazione aumenta con l'incremento della distanza dal bersaglio. II vento leggero invece, che muove appena l’erba alta rinsecchita, non ci deve preoccupare perché la traiettoria del proiettile non subirà variazioni rimarchevoli anche a 200 m. Il vento medio, al contrario, che solleva agilmente le foglie secche piegando a terra gli steli d'erba, causa già variazioni notevoli al di là dei 150 m. Poiché a parità di peso e di coefficiente balistico, un proiettile viene deviato dal vento in misura inversamente proporzionale alla sua velocità, ovvero che la maggiore velocità della palla mitiga l’influenza del vento, è meglio poter contare su un calibro teso che a 200 m possa spingere palle a 700-750 m/s. Infine, con vento forte che piega i rami delle piante di alto fusto, le deviazioni del punto di impatto delle palle risulterebbero così evidenti che sparare sarebbe un vero e proprio azzardo e le probabilità di ferire malamente il selvatico si rivelerebbero elevatissime. Di conseguenza in casi simili non si deve sparare mai, salvo trovarsi a 50 m dall'ungulato. Queste annotazioni si riferiscono ad un vento traversale a 90°, il peggiore sul terreno di caccia, che bisogna evitare o tentare di limitarne gli effetti negativi sul tiro cercando posizioni in cui soffi con angolazioni minori. Con vento forte di fronte, intorno ai 150 m, il tiro risulterà leggermente basso, mentre con vento deciso alle spalle il colpo salirà di qualche centimetro, perché nel primo caso la velocità della palla diminuirà e nel secondo aumenterà di qualche decina di m/s. Ovviamente con vento pieno in faccia o di coda gli scostamenti del punto di impatto della palla dovrebbero essere minimi, ma si tratta sempre e comunque di tiri aleatori. Visto che il vento può causare cocenti delusioni, le maggiori case produttrici di munizioni precisano sulle confezioni o su tabelline allegate le variazioni del punto di impatto della palla alle varie distanze in presenza di vento medio, un aiuto notevole. In mancanza di tali tabelle, supponendo che il vento a 90° soffi a 16 km/h, sollevando facilmente foglie o piegando steli, possiamo orientarci così:
i calibri medi
(270 Win.–7x64-30.06 con palle di 130-150-165 gr) sono deviati all'incirca di 7-9 cm a 180 m e di 18-22cm a 270 m;
i calibri medi veloci
(270 Wby. Mag.-7 mm Rem. Mag.-300Win. Mag. con palle di 150-165-180 gr) sono deviati grossomodo di 5-6 cm a 180 m e di 14-16 cm a 270 m, ma si tratta di dati orientativi e quindi molto variabili.
La pioggia altera la precisione di tiro?
Dato che durante i giorni piovosi la pressione atmosferica è minore di quella presente nei giorni di sole, in teoria l’impatto dei colpi dovrebbe spostarsi leggermente verso l’alto, fenomeno riscontrabile alle distanze medio-lunghe (oltre i 180-200 m) con innalzamenti di qualche cm. Con pioggia fitta ma leggera le variazioni di impatto delle palle sono trascurabili, ma con pioggia battente a forti distanze la precisione di tiro può risultare scarsa. L'espediente migliore per conoscere esattamente il punto di impatto del proiettile, in presenza di condizioni atmosferiche avverse e del tutto differenti tra loro, è semplice: basta effettuare qualche tiro di prova alla stessa altitudine e distanza (150-200 m), possibilmente con uguale temperatura, arma identica e medesime munizioni. Solamente agendo così avremo a disposizione dati certi che annoteremo per far fronte a svariate situazioni di caccia in cui sole, pioggia, vento e neve giocano un ruolo ben diverso da quello di giornate fresche, limpide e senza vento in cui si tara l'arma al poligono. Ricordiamoci però che se azzeriamo l’arma ad un'altitudine di 50-200 m nella Pianura Padana, ad una quota di 1500-1800 m un calibro medio (270 Win. - 7x64 - 30.06) si comporterà come se fosse stato tarato almeno a 220 - 240 m,mentre i calibri super veloci (6,5x68 - 270 Wby Mag. - 7 mm Rem. Mag.) risentiranno meno della variazione di altitudine rendendo più semplice il puntamento.
Come bisogna comportarsi volendo acquistare un'arma rigata usata?
Sia acquistando un'arma da un privato che da un'armeria è indispensabile sapere valutare un'arma nel suo complesso, ovvero essere in grado di esaminarla dettagliatamente sia dal punto di vista meccanico-funzionale che dall’aspetto generale. La cosa migliore è affidarsi ad un amico o ad un conoscente che conosca a fondo la materia. Quali che siano le virtù decantate dal venditore è assolutamente determinante la prova di tiro presso un poligono, effettuando alcune rosate almeno a 100 m per constatare la precisione dell'arma. Senza la possibilità di questa prova l’arma, pur bella e perfettamente funzionante, non dovrebbe essere presa neppure in considerazione! Bisognerebbe pretendere, se possibile, la prova di tiro anche per le armi nuove: le rosate non dovrebbero superare i 3-3,5cm di diametro a 100 m, termine di paragone per le armi da caccia, superiori però a quelle che dovrebbero fornire calibri "da tiro" quali il 308 Win. ed il 6,5x55 SE. Oggi comunque è piuttosto difficile imbattersi in un'arma che spari male nemmeno con i calibri "Magnum", un tempo famosi più per la capacità di erodere le canne che per la loro intrinseca precisione. Ma la tecnologia metallurgica moderna, negli ultimi decenni, ha fatto passi da gigante.
Ed ora l'amletica scelta: arma nuova od arma fine usata?
Le armi fini, soprattutto per quanto riguarda le armi basculanti (billing-drilling-kipplauf) sprigionano un fascino irresistibile proveniente dalle forme, dallo stile, dalle calde tonalità dei legni e dalle incisioni tipiche delle armi di classe che mantengono e aumentano il loro valore nel tempo. Per gli esteti amanti dei fucili basculanti rigati che oggi, come in passato, rappresentano l'apice di questa arte e che in futuro potremo ammirare solamente nelle vetrine dei musei, possiamo ricordare i nomi di alcune aziende e di grandi artigiani che hanno onorato il proprio lavoro:
Borovnik Schiwy Sauer
Bramelsberger Koschat Scheiring
Dschulnigg Krieghoff Schilling
Fanzoj Miller & Greiss Schmidt & Habermann
Furtschegger Merkel Schmied
Geyger Nowotny Sodia Anton
Hagen Orth SodiaFranz
Heym Reeb Springer Erben
Hambrusch Richelt Thieme & Schlegelmilch
Hauptmann Ritterbusch Winkler
Trenta artisti i cui nomi sarebbe giusto fossero scolpiti a lettere d'oro su un futuro monumento dedicato ai grandi rappresentanti dell'arte armiera mitteleuropea. Ma anche Giovanni Concari e Vincenzo Perugini sono ampiamente meritevoli di essere inclusi in questa "Hall of fame": è doveroso per la passione ed il lavoro di diversi decenni che li hanno resi giustamente famosi in tutto il mondo. La regale eleganza dei basculanti firmati da questi "maestri",e mai titolo fu più meritato, rappresenta il sommo grado qualitativo e possederne un esemplare costituisce motivo di orgoglio per ogni cacciatore. Tutti questi fucili utilizzano normalmente attacchi "a piede di porco" e ottiche di grande nome. In base alla loro tipologia sono inoltre molto precisi alle medie distanze, ma purtroppo costosi...! Anche se di età compresa tra i trenta ed i quarant'anni, con tre o quattromila Euro forse potremo ammirare solamente la loro fotografia e ...sognarli! Senza coltivare illusori voli pindarici si può sempre optare per un'arma nuova dai costi ben più accessibili che, con un'ottica di qualità, ci darà sempre soddisfazioni. Buona carabina, ottima ottica, ottimi attacchi, questo è il trittico vincente con qualunque ungulato e su qualsiasi terreno. Se è vero il detto che una carabina vale quanto l'ottica che monta, non lesiniamo mai sull'acquisto del cannocchiale di puntamento accontentandoci piuttosto di un'arma meno costosa, ma precisa e robusta. Le carabine bolt-action europee vengono proposte in una gamma pressoché infinita di modelli e calibri con prezzi che oscillano da 600-700 a..."x" euro. Sauer, Mannlicher, Mauser, Sako, Tikka ed F.N. da decenni occupano i primi posti in Europa con le americane Remington, Winchester e Weatherby che seguono a ruota. In un mondo a parte coesiste l'alto artigianato, proposto in Italia da Concari, Perugini e Faré con carabine di gran classe e bellezza. Si tratta però di armi esclusive destinate a pochi fortunati visti i prezzi, inferiori comunque a quelli richiesti da famosi maestri di scuola tedesca (Hartmann & Weiss) e di Ferlach o dalle celeberrime Case inglesi per armi con azione Mauser. Se avremo occasione di imbracciarne una, estasiandoci come in un bel sogno, solamente allora ci renderemo conto di cos'è un'arma di classe superiore.
Le carabine superleggere sono consigliabili per la caccia alpina?
Senz'ombra di dubbio, a patto che siano camerate in calibri idonei alle carabine di peso molto contenuto (2500-2800 g) quali il 260 Remington, il 7-08 Remington o, al massimo il 308 Winchester. Dato che le carabine superleggere sono caratterizzate da canne di sezione medio-sottile, spesso scanalate (fluted) per renderle più rigide, e da parti meccaniche ridotte all'osso grazie all'adozione di metalli molto leggeri ma robusti (titanio), le pressioni dei calibri Magnum le affaticherebbero troppo compromettendone precisione e sicurezza. Le Case che producono carabine-piuma sono pochissime in quanto devono poter contare su un'esperienza tecnologica di lunga data, supportata da macchinari avanzatissimi che poche industrie possono permettersi (Weatherby, Remington, F.N. Herstal, Winchester). I costi sono infatti piuttosto elevati, da 2200 euro a salire, ma i vantaggi di possedere una carabina leggerissima sono indubbi. Un'arma completa di ottica che pesa da 800 a 1000g in meno di un'altra convenzionale riduce notevolmente la fatica, specie nella caccia faticosa d'alta montagna. Per chi predilige il camoscio, una carabina-piuma calibro 270 Winchester dotata di ottica Swarovski AV 3-10x42, del peso di 360 g e con una qualità d' immagine superlativa, può rappresentare una scelta invidiabile. Una carabina completa di attacchi e ottica di poco più di tre chili, affidabile e precisa, è un sogno oggi realizzabile. Chi però predilige armi fini anche in questa tipologia può rivolgersi al Sig. Giovanni Concari di Lecco che, assieme al figlio Matteo, produce da poco una superba carabina con azione Mauser ultraleggera in "Titanio" e canna ottagonale, nei calibri migliori per la caccia in montagna. Un'arma prestigiosa con finiture degne del nome che porta.
I mini-binocoli tascabili sono validi come i binocoli classici?
Se prodotti dalle grandi Case sorprendono per nitidezza, contrasto e luminosità sebbene il diametro degli obiettivi non superi i 25 mm. Zeiss, Swarovski e Leica sono proposti con ingrandimenti 8x20 o 10x25 e garantiscono un'ottima visione alle distanze di caccia intermedie, ma per osservazioni prolungate è meglio servirsi dei binocoli classici 7x42, 7x50,8x30, 8x42, 8,5x42 e simili. I mini binocoli di grande qualità costano da 450 Euro a salire, ma sono leggerissimi (intorno ai 250 g) e robusti, pregi indiscutibili. Valgono assolutamente il prezzo ed alcuni cacciatori di camosci, per risparmiare sul peso, si affidano ad essi, sempre però con l'aiuto dello spektiv.
Riguardo l'infortunistica, anche per sommi capi, cosa possiamo annotare?
Tutti ci auguriamo che le nostre giornate a caccia siano sempre belle e ricche di soddisfazioni, ma gli imprevisti, purtroppo, nessuno può prevederli. Premesso che andare a caccia presuppone un minimo di tono fisico è necessario conoscere i propri limiti senza mai superarli. Il nostro medico di famiglia saprà definire ciò che possiamo pretendere dal nostro organismo, senza eccedere. La lettura di testi validi ed aggiornati di "ProntoSoccorso" di base e di "Survival" può essere di grande aiuto per risolvere i problemi che potrebbero presentarsi in montagna. Bisogna prestare la massima attenzione all'affaticamento, alla disidratazione, ai colpi di sole, al freddo e a tutto ciò che ci può nuocere. E' essenziale sapere anche se soffriamo di allergie causate da piante urticanti o se siamo particolarmente sensibili ai morsi o punture di insetti. Dato che gli shock anafilattici sono possibili anche in soggetti giovani e sani, bisogna cercare di evitare sempre le punture di ragni, scorpioni, zanzare e insetti in genere. Molto serie possono rivelarsi quelle di alcune zecche, veicoli di gravi patologie, come pure le punture di api selvatiche, vespe e calabroni, estremamente pericolosi questi ultimi a causa di una caratteristica aggravante: volano di solito in piccoli gruppi e in genere sono molto aggressivi. Un tempo in Pianura Padana si credeva che tre calabroni potessero uccidere un cavallo! Alla larga quindi da questi diavoli alati! Nel nostro "kit medico", che per lo scarso ingombro dovrebbe sempre trovare posto nel nostro zaino, è saggio aggiungere tutti i medicamenti ed i farmaci indispensabili per cercare di risolvere almeno in parte questi eventuali inconvenienti. In casi di scarsa efficacia dei prodotti a nostra disposizione o di un'evoluzione negativa del caso, è indispensabile rivolgersi prontamente a una guardia medica. Premesso che a una certa età, per ovvi motivi di sicurezza, è sempre meglio cacciare in due, è indispensabile l'uso del telefonino (due sono meglio in caso di guasto dell'unico a disposizione) con un ottimo "campo di ricezione e trasmissione" nell'area di caccia. E' preferibile comunque uno strumento che possa utilizzare più compagnie telefoniche o meglio ancora un telefono satellitare, perché spesso sono sufficienti poche centinaia dimetri per trovarsi isolati completamente. Ma, oltre alle recenti attrezzature di sicurezza più o meno sofisticate ma utilissime, bisogna sottolineare che la migliore assicurazione per cacciare in alta montagna è accompagnarsi sempre ad una persona del luogo che non si perda mai d'animo, sappia tutto di valloni e sentieri della zona e conosca ogni masso per nome. Sarà lui a svelarci i segreti della montagna ed il comportamento dei selvatici, traendoci d'impaccio in caso di difficoltà. Uomini così sono davvero rari, ma ho avuto la fortuna di incontrare Giovanni, amico e mentore da oltre venticinque anni.