6,5x68, un pezzo di storia!
- Scritto da Sergio Facchini
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6,5x68 (R), re della caccia al camoscio
Nel panorama dei super-calibri apparsi nella prima metà del secolo scorso, la palma di campione dei 6,5 mm spetta, senza ombra di dubbio, al 6,5x68, fratello minore dell'8x68S. La nascita del 6,5x68 è da molti ritenuta coeva a quella dell'8x68S, ossia intorno al 1938-1939, data attribuita alla prima presentazione del super-calibro medio, dal cui bossolo, con opportune modifiche, gli ingegneri della RWS ricavarono lo strabiliante calibro di cui trattiamo in queste note.
Altri ritengono invece che il 6,5x68 vide la luce verso la fine degli anni '40, un periodo spaventoso dopo la fine del Secondo Conflitto Mondiale. E' comunque opportuno annotare che il 6,5x68 fu sviluppato e usato in carabine con canna molto lunga ed otturatore Mauser, dotate di ottiche a medio-alto ingrandimento fisso, con intenti di cecchinaggio anti-uomo e soprattutto anti mezzi leggeri, grazie all'utilizzo di palle al carburo di tungsteno, come nel caso dell'8x68S, che, però, era in grado di perforare e bloccare motori di grossi autocarri.
Armi comunque molto rare che fecero la loro comparsa in numero esiguo nel corso della Seconda Guerra Mondiale. E' logico supporre che questi fucili speciali, realizzati negli anni in cui ogni sforzo finanziario e tecnico contava su basi economiche ben diverse da quelle in cui versò la Germania all'indomani del cataclisma degli ultimi due anni di guerra,furono adottati dalla Wehrmacht alla vigilia dell'invasione della Polonia nel settembre del 1939. Appare quindi piuttosto discutibile l'affermazione secondo la quale gli studi sul 6,5x68 furono ultimati alla fine degli anni '40 del secolo scorso, anni terribili in cui l'obiettivo di tutti era sopravvivere, ossia non morire di fame! E' infatti poco probabile che questo calibro potesse essere stato studiato all'indomani del "Processo di Norimberga" in una nazione distrutta e senza alcuna risorsa.
Le caratteristiche balistiche del 6,5x68 erano semplicemente sbalorditive e lo sono tutt'oggi, ad oltre settant'anni dalla sua comparsa: palle di 120 gr (7,77 g) che uscivano a 1000 m/s con una traiettoria tesissima (-20 cm a 300 m) erano valori impressionanti allora e da sottolineare ancora oggi per chi ama le prestazioni limite.
Dicevamo palle da 120 gr, presumibilmente le prime usate, ad ogiva acutissima e con un coefficiente balistico molto elevato, tale da permettere velocità residue, a grande distanza, ancora alte, prossime ai 700 m/s.
Si dice, si presume, possiamo credere: in un clima di segretezza militare estrema che impediva prove, raffronti e studi, il condizionale era un imperativo e i dubbi rimasero tali finché il 6,5x68, abbandonato l'utilizzo militare, iniziò a camerare armi di uso civile nella sua veste commerciale moderna.
Tali armi apparvero sul mercato in numero molto modesto, quando le industrie armiere tedesche ripresero la costruzione delle armi rigate da caccia, dopo il ritiro del veto imposto dagli Alleati fino alla metà degli anni '50 sui calibri ad alte prestazioni.
Grazie alla stupefacente velocità di oltre 1000 m/s, alla potenza di circa 4.000 Joule ed alla traiettoria tesissima di -15 cm a 300 m, il 6,5x68 sbalordì gli appassionati della caccia a palla di sessant'anni fa che, in questo calibro, trovarono il complice ideale per la caccia ai medi ungulati in aree alpine. Ma, se vogliamo ritenerci obiettivi, non possiamo dimenticare che, già alcuni decenni prima della nascita del 6,5x68, alcuni studiosi del settore avevano partorito altricalibri-super della classe 6,5 mm, quali il 256 Newton, il 26BSA (26 Rimless Belted NE), il 6,5x61(R)mm Mauser edaltri che potevano contare su prestazioni balistiche di valore assoluto.Tanto per ricordare qualche dato, secondo Phil Sharpe, padre del 7x61 Sharpe e Hart, uno dei primi Magnum moderni, il 6,5x61 mm Mauser fu introdotto in Germania nei primi anni '30, dopo l'analisi profonda di un fucile 256 Newton da parte della DWM. Con le consuete accuse reciproche tra Americani e Tedeschi sull'originalità dei calibri, il 6,5x61 mm Mauser venne applicato a carabine con otturatore Mauser utilizzando palle comprese tra 119 e 157 gr con velocità di 941 m/s (3090 ft/s) e 837 m/s (2749 ft/s), un calibro di ottime performance adottato per diversi anni anche dal Dr. Marcel Couturier, autore dell'insuperato trattato scientifico "Le Chamois", con lusinghieri risultati sui camosci (una sessantina di abbattimenti), al pari del suo inseparabile cavallo di battaglia, l'8x56 Mannlicher-Schönauer. Il calibro 26 BSA, invece, nato nel 1921, si avvaleva come base di un fucile militare Enfield del 1914 e di un bossolo cinturato di moderna concezione, che lanciava una palla da110 gr alla bella velocità di 944 m/s (3100 ft/s). Il calibro più interessante di questo terzetto era di sicuro il 256 Newton progettato da Charles Newton e commercializzato dalla Western Cartridges Company nel1913. Fu l'unico calibro americano di 6,5 mm offerto su base industriale fino all'avvento del 264 Winchester Magnum nel 1958, ma, nonostante la buona velocità di 841 m/s (2760 ft/s) della palla di prima adozione, una Soft-Point della Western da 129 gr, il 256 Newton ebbe vita breve: nei primi anni '20 cessò la fabbricazione di fucili in questo ottimo calibro e, nel1938, la Western abbandonò la produzione delle relative munizioni. Come curiosità annotiamo che il 256 Newton contava su altre due munizioni successive alla prima: una123 gr spinta a 945 m/s (3103 ft/s) ed una stupenda 140 gr con C.B. 548 e V° di 914 m/s (3000 ft/s) che a 500 yd (457m) viaggiava ancora a 665 m/s (2183 ft/s) con un'energia di 2013 Joule (1484 ft/lb) e con un calo minimo di traiettoria di 41,75 cm (1,37 piedi), dati sbalorditivi se vogliamo credere aquanto ci ricorda F. BARNES nel famoso "Cartridges of the World", 8a edizione cap. 3 a pag. 145!
Una deduzione appare logica: da sempre le nazioni hanno cercato di superarsi a vicenda in campo balistico, profondendo in questo settore strategico studi ed energie provenienti da quei crogioli di scienza applicata che furono le varie Accademie, Scuole Superiori ed Università, vere forge di menti geniali di cui la Germania fu debitrice per i venticinque "Premi Nobel": 11 per la fisica e 14 per la chimica, conseguiti dal 1901 al 1940. Purtroppo, e questa congiunzione va sottolineata in rosso, oltre che in campo civile, le scoperte e le invenzioni in ogni branca del sapere furono oggetto delle bramosie militari che spinsero l'Europa nel baratro di due guerre mondiali. Se nel corso del primo conflitto i tedeschi furono in grado di costruire la "grande Bertha", un cannone da 210 mm che, nel 1918, lanciava proiettili mostruosi su Parigi, a 120 km di distanza, non dobbiamo meravigliarci se due calibri portentosi come l'8x68S ed il 6,5x68 furono studiati e realizzati in meno di due anni e messi a disposizione dell'esercito, agli inizi del 1939.Tornando al 6,5x68 che, nella fase iniziale di produzione e commercializzazione, fu la punta di diamante di molti artigiani della scuola di Ferlach e dei colleghi di Suhl emigrati in Germania Occidentale prima dell'isolamento attuato con la "cortina di ferro", è giusto ricordare che anche le grandi aziende come Sauer, Krieghoff e Mauser inserirono nei cataloghi questo nuovo calibro che, fin dalla sua comparsa, aveva suscitato scalpore. Si credeva che alla nascita del 6,5x68 avessero contribuito molti nomi altisonanti quali Schuler, già accreditato della paternità presunta dell'8x68S, Augustin vom Hofe ed altri ancora, ma le notizie sull'argomento non risultano fondate dopo le ricerche effettuate dagli esperti del ramo. Tutto rimase avvolto in un alone di mistero, perché probabilmente ogni dato relativo al calibro era coperto da segreto militare,di cui ben pochi personaggi delle alte sfere militari erano a conoscenza. Cessata la guerra, qualcuno entrò in possesso delle tavole tecniche relative al 6,5x68 e, mistero dei misteri, aziende e artigiani furono in grado di costruire armi in questo calibro in tempi brevi. Sulla carta un vero missile per le cacce medie a lunga distanza, ma con il non trascurabile handicap di non poter contare su munizioni con palle pesanti, oltre gli 8 grammi, per la caccia ai grandi ungulati; problema che, come vedremo in seguito, sarà risolto.
Caratteristiche del bossolo.
Come abbiamo precedentemente annotato, il 6,5x68 deriva direttamente dall'8x68S e sostanzialmente il bossolo non è stato alterato. Le modifiche riguardano il colletto e la spalla. Il colletto del 6,5x68 è lungo 7 mm contro gli 8,5 mm dell'8x68S, mentre la spalla misura mm 8,75 contro i 5,8 mm del fratello maggiore; in pratica è la spalla ad aver subito le variazioni maggiori, in quanto il diametro del colletto era passato dai 9,14 mm dell'8x68S ai 7,60 mm del 6,5x68. Il bossolo è veramente imponente, se paragonato a tutti i calibri ordinari e magnum di mezzo secolo fa, ed una delle caratteristiche che spicca maggiormente è il diametro del fondello che, con i suoi 13 mm, sembra appartenere ad un calibro da mitragliatrice.
Ma si tratta solamente di un'impressione, perché il nostro calibro resta, pur nel leggero gigantismo delle sue misure, un 6,5 mm, ossia un gran calibro da caccia come nessuno dei suoi predecessori.
Tornando alle caratteristiche salienti del 6,5x68, possiamo annotare che il bossolo, di peso elevato e con notevole spessore delle pareti, resiste bene a ripetute ricariche senza subire l'usura progressiva a carico del colletto, fenomeno tipico dei bossoli di struttura più esile, solitamente destinati ai calibri ordinari.
Le misure sono le seguenti: lunghezza mm 67,50 – diametro del fondello mm 13,00 – diametro sopra la gola mm 13.30 – diametro all'inizio della spalla mm 12,18 – diametro del colletto mm 7,60 – spessore del fondello mm 1,40 – lunghezza dalla base del fondello all'inizio della spalla mm 51,75 e all'inizio del colletto mm 60,50. Dato che a tutti i calibri da loro ideati, tedeschi ed austriaci hanno quasi sempre affiancato una versione con collarino "R" (R=rand), anche col 6,5x68, per non esulare dalla tradizione mitteleuropea, la RWS, alla fine degli anni '60, studiò il 6,5x68 R per armi basculanti. Le uniche differenze rispetto al 6,5x68 riguardavano il diametro del fondello (mm 15,00), il diametro del bossolo sopra la gola (mm 13,34) e le lunghezze dal piano di appoggio del fondello all'inizio della spalla (mm 51,78) e all'inizio del colletto (mm 60,53).
Pur non avendo la denominazione di "Magnum" e non possedendo la cintura alla base del bossolo, il "belt" tanto amato dagli Americani ma ritenuto superfluo ai fini balistici dai progettisti europei, il nostro calibro è un Magnum a pieno titolo, senza tante definizioni roboanti tipo "Ultra", "Iper", "Super" e via dicendo! Le pressioni sviluppate dal 6,5x68 sono elevate e possono raggiungere i 4.400 bar con le cariche più spinte (3.900 bar nel 6,5x68 R), valori che anche la casa madre RWS ritiene al limite per questo calibro esuberante. Per attenuare la vivacità di questo purosangue, le armi che lo cameravano hanno sempre montato canne molto lunghe; inizialmente era difficile vedere un 6,5x68 con canne inferiori ai 70-72 cm, ma, nel corso di circa mezzo secolo, le migliorie apportate alle polveri progressive, indispensabili per raggiungere le prestazioni tipiche di questo calibro, hanno consentito ai costruttori di accorciarle a 65-66 cm, misura standard delle canne "magnum" moderne. Anche il passo di rigatura di 250 mm (10") per sfruttare al meglio palle della classe 120 - 140gr, nelle armi degli anni '50 e '60 era spesso di 280 mm, un passo decisamente più lungo per favorire le prestazioni di palle molto corte e leggere quali la Teil-Mantel da 93 gr (6 g) che consentivano velocità elevatissime, oltre i 1150 m/s., ma con qualche problema di precisione con le palle più pesanti. Il valore minimo di ""free-boring"" è di 0,10 mm, ma èmeglio dare la precedenza alla sicurezza mantenendosi su misure decisamente più alte, almeno di 2-3 mm e anche più, come il buon senso suggerisce. La canna del 6,5x68 presenta vuoti e pieni di rigatura rispettivamente del diametro di 6,70 e 6,45 mm ed il diametro delle palle utilizzabili è di 6,70 mm (.264"). La lunghezza massima delle munizioni non deve superare gli 86,50 mm (87,5 mm nel 6,5x68 R).
E' ancor oggi un calibro utilizzato da anziani appassionati che lo elessero, alla fine degli anni '50, a compagno inseparabile nelle cacce alpine, soprattutto in quella al camoscio. All'esordio il 6,5x68 ha sofferto della cronica mancanza di palle adatte a tutti gli ungulati di peso medio, quelle intorno agli 8-9 grammi, oggi disponibili in svariate tipologie ma utilizzabili solamente con la ricarica, dato che la RWS pare non voglia rilanciare il calibro, come invece meriterebbe, avvalendosi magari (pura utopia!) di palle all'avanguardia come le SWIFT A-Frame e Scirocco, le BARNES Tsx o le NOSLER Golden Partition. Qualcuno obietterà, e forse a ragione, che il 6,5x68 è un cavallo di razza che non va svilito con l'utilizzo di palle pesanti, trasformandolo da "purosangue" in "cavallo da tiro". L'"urlo" della sua palla madre da 6 g, che squarcia il silenzio dei valloni sprigionando una velocità folle con un boato degno di essere trascritto su uno spartito, in alta montagna è un'estasi sensoria. Non definirò il suono causato da un colpo di carabina come più piacevole di un'armonia prodotta da una orchestra che esegue una sinfonia classica, come affermava John Hunter, il celeberrimo cacciatore di elefanti, bufali e leoni, ma la sua predilezione per un colpo di .475 Nitro Express n. 2 3"1/2, che usò a lungo sui big-five in compagnia del fedelissimo "gun-bearer" Saseeta, si può comprendere.
I costruttori di armi.
Quasi tutti i costruttori europei di armi, a partire dalla metà degli anni '50, avevano in listino fucili camerati in 6,5x68; soprattutto i grandi artigiani di Ferlach come Johann Fanzoj, Franz Sodia, Benedikt Winkler e Joseph Just, nella produzione di pregio con calibri di altissime prestazioni come quelli di E.A. vom Hofe (5,6x61 – 7x66 – 7x75R), avevano incluso il recente calibro della RWS, sia per una questione di prestigio che per stare al passo con le novità in campo balistico.
Tra le grandi aziende armiere, la Steyr Mannlicher, con i modelli Schönauer, spiccava per la superiore qualità dei suoi prodotti rimasti in catalogo fino all'inizio degli anni '70, mentre un posto di primo piano venne occupato dalla Mauser con il suo "Europa 66" in vari allestimenti succedutisi dal 1965 ai primi anni '90, quando questa stupenda arma, meccanicamente parlando, uscì inaspettatamente dalle linee di produzione per collocarsi, a pieno diritto, tra le migliori prodotte dalla fine del secondo conflitto mondiale. Nel 1974 la Sauer, nome che non ha bisogno di presentazione, stante la qualità dei suoi prodotti, lanciò sul mercato la famosa carabina modello Sauer 80, un'arma finita magistralmente con un particolare otturatore ad alette posteriori, dal funzionamento dolcissimo ed impeccabile che comunque suscitò qualche perplessità sulla sua robustezza, invero del tutto infondata. Al modello 80 seguirono i modelli 90 e 92S in varie esecuzioni, ancora molto apprezzati da tanti cacciatori, purtroppo non più a listino, visti i costi di produzione. Messi a riposo forzato i vari Mannlicher-Schönauer ed i Mauser Europa 66, a causa della marea di armi americane a basso costo e della spietata concorrenza delle armi europee di fascia medio-bassa, sopravvivevano solamente i grandi maestri di Ferlach, di Suhl e di qualche belga come la Dumoulin Frères & Ciel di Liegi oltre ad altre aziende come la Voere Gmbh di Kufstein e la Krico Kriegeskorte & Co. di Stuttgart, alle quali gli appassionati poterono e possono tuttora rivolgersi per acquistare un'arma in 6,5x68. Seguirono anni di alterne vicende per il calibro che, per nostra fortuna, continua ad essere prodotto dalla Sauer e dalla Blaser, oltre che dai migliori artigiani italiani quali Concari e Perugini, ma solamente su ordinazione e compatibilmente ai calibri catalogati per i singoli modelli di arma. Purtroppo il 6,5x68 R, specifico per le armi basculanti, credo si sia avviato irrimediabilmente sul viale del tramonto poiché, in Italia, nessuno lo produce più in serie e i pochi artigiani rimasti lo hanno depennato dai loro cataloghi, tranne la Sabatti che, su specifico ordine, può applicarlo ad un combinato con bascula in acciaio e canna liscia cal. 12. Nei primi anni '70 la Antonio Zoli, una delle prime aziende italiane a costruire in serie armi rigate, aveva in catalogo il modello Safari, un bel combinato cal. 12 e 6,5x68 R con piastre intere pregevolmente incise, proposto nel 1976, secondo il Catalogo Internazionale Bolaffi del Cacciatore e delle Armi n. 6, a 766.000 lire, come rilevabile a pag. 249, oggi però non più disponibile. Ma anche Franz Sodia ed altri grandi di Ferlach produssero armi miste e pregevoli kipplauf in 6,5x68 R, pezzi piuttosto rari e di non facilissimo utilizzo, a causa della sospensione, non recente, della produzione delle munizioni da parte della RWS, madre matrigna di questo calibro molto valido nella caccia alpina. In America il 6,5x68 era ed è del tutto sconosciuto, tranne che ai cultori dei calibri europei; infatti alcuni Mannlicher-Schönauer e Mauser Europa 66 hanno varcato l'Atlantico sporadicamente ed in numero limitatissimo per la gioia, forse, di qualche cacciatore di mountain goat, big horn o dall sheep dei vastissimi territori nord-occidentali di quel continente. Sia in Scandinavia che nell'Europa dell'Est questo calibro non ha avuto seguito a causa dei costi notevoli sia dei fucili che delle munizioni, e le locali fabbriche di armi, Sako-Tikka-Husqvarna per Finlandia e Svezia, oltre a C.Z. e Brno per Repubblica Ceca e Slovacchia, non hanno mai costruito in serie carabine o basculanti in 6,5x68 (R) o per lo meno non se ne ha notizia. Restringendo il cerchio delle nazioni in cui il 6,5x68 era stimato, non rimangono che le Alpi con Francia, Svizzera, Italia, Austria e Germania.
In montagna questo calibro regnò incontrastato con il 270 Winchester, che dominava nell'arco alpino centro-occidentale, Lombardia, Val d'Aosta e Piemonte, scettro passato nella metà degli anni '70 all'invadente ma, checché se ne dica, molto valido 7 mm Remington Magnum. In Austria (Tirolo, Carinzia, Vorarlberg e Stiria), in Baviera e in Svizzera, limitatamente ad alcuni Cantoni, oltre che nel Triveneto, il 6,5x68 è stato, assieme al 6,5x57, l'indiscusso protagonista della caccia al camoscio fino alla fine degli anni '80, allorquando il suo regno, vacillando, lasciò spazio a quel mostro d'ingordigia che, dal 1963, fu ed è ancora il 7 mm Remington Magnum, ed ai recenti velenosi "Short-Magnum" della Winchester e SAUM della Remington, che di bello non hanno neppure il nome, ma che saranno difficili da relegare in un angolo, viste le loro ottime caratteristiche balistiche.
Per completare questa congiura, anche cervi e cinghiali si sono coalizzati per una rapida occupazione capillare di molti territori un tempo appartenenti ai camosci e infine, per ritoccare un quadro tutt'altro che roseo, anche l'ovvia necessità di calibri più potenti per questi coriacei selvatici ha portato il nostro bel calibro sul ciglio di un baratro, temuto e speriamo lontanissimo finale di un onorevole "karakiri"commerciale. Per sintetizzare, come suggerisce un vecchio adagio, il 6,5x68 ha dovuto sostenere il ruolo del famoso "vaso d'argilla che viaggiava con vasi di ferro". Una lotta impari che, malgrado il paventato epilogo, i fans del calibro tedesco sostengono ancora fiduciosi, portandosi a tracolla la vecchia Europa 66 dalla canna lunghissima con la classica ottica Zeiss a otto ingrandimenti.
Caratteristiche balistiche.
In una tabella parziale della RWS risalente ai primi anni '70 il 6,5x68 è presente con una sola munizione: la Tms da 6 g che alle rispettive distanze di 0-100-150 e 300 m volava a 1150-1005-935-750 m/s con un'energia di 404-309-267-172 kgm. La Gee o Dro (distanza di regolazione ottimale) con ottica era a 220 m, con una traiettoria di: +3,5 cm a 100 m,+1,5 cm a 200 m e -12 cm a 300 m. Prestazioni sovrapponibili aveva anche la palla Vollmantel da 6 g ideale per marmotte e grandi tetraonidi al canto. Il 6,5x68R, per le armi basculanti, disponeva di due munizioni: la prima, sempre con palla Tms da 6 g, ricalcava grossomodo la munizione per la carabina, mentre la seconda, una palla Hmp da 8,5 g, alle distanze di 0-100-150-300 m raggiungeva 985-860-800-635 m/s con un'energia di 420-320-277-175 kgm. La Gee era a 190 m, con la seguente traiettoria: +4 cm a 100 m, -1 cm a 200 m e -23 cm a 300 m. Le canne di entrambi i calibri dovevano essere lunghe 65 cm e le pressioni sviluppate da ambedue erano di 3800 bar. Dall'esame dei dati, la munizione con palla Hmp da 8,5 g (una sorta di H Mantel con punta acuminata) aveva caratteristiche sorprendenti, considerando che sono trascorsi 40 anni. Già nel '72 per il 6,5x68 era disponibile la palla Ks da 8,2 g che a 0-100-150-300 m toccava i 960-875-835-720 m/s con un'energia di 385-320-291-217 kgm. La Gee era a 200 m e consentiva una traiettoria di +4 cm a 100 m, +0 a 200 m e -21 cm a 300 m. Un'ottima palla, tesa e potente, adeguata anche per grossi cinghiali e cervi coronati a distanze medie. Nel 1978 era sempre in commercio la palla Ks da 8.2 g, mentre la palla Teilmantel Spitz da 6 g restava sempre all'apice dei 6,5 mm con velocità alla bocca di 1150 m/s e calo a 300 m di soli 12 cm. La Hirtenberger, antica fabbrica austriaca, ha prodotto per molti anni munizioni per il 6,5x68 e nel 1984 era presente sul mercato con tre palle base: la prima da 6,8 g con velocità alla bocca di 1070 m/s ed energia di 3893 Joule, la secondada 8,1 g a 950 m/s ed energia di 3655 Joule e la terza da 9,1 g a 890 m/s con energia di 3604 Joule; le tre palle erano prodotte dalla NOSLER, una garanzia di qualità e di ottima resa su tutti gli ungulati, dal capriolo al cinghiale. Era inoltre disponibile una palla ABC da 8 g con velocità iniziale di 945 m/s ed energia di 3572 Joule; una palla poliedrica e di sicura efficacia su molti selvatici. Anche la Norma includeva il 6,5x68 nelle sue munizioni e alla fine degli anni '60 ricordo che un mio amico, nella sua bella carabina Mannlicher-Schönauer con ottica Zeiss Diasta 8x e reticolo cross-hair, usava una carica della Norma con palla dotata di una minuscola sferetta in plastica gialla posta all'apice della stessa; si trattava, forse, di una Dual-Core, una sorta di Ballistic Tip ante litteram? Il dubbio rimane.
Ma, passati gli anni d'oro in cui la lotta con il 7x66 Vom Hofe per il predominio nei tiri lunghi fu strenue, il 6,5x68 si trovò da solo a combattere contro una pletora di nemici ringhianti d'oltreoceano, quali il 264 Winchester Mag, il 6,5 Remington Mag ed il 7 mm Remington Mag, che volevano la sua fine.Tornando al 6,5x68 è noto a tutti che, al pari del 6,5x57, ci troviamo a trattare di un calibro "proprietario", in quanto oggi solamente la casa madre RWS ne confeziona ancora lemunizioni, due soltanto purtroppo; la prima è la sempreverde dotata di palla Teil-Mantel da 6 g (93 gr) con velocità allabocca di 1150 m/s ed energia di 3968 Joule.
Vediamola comunque più in dettaglio:
le velocità a 0-100-200-300 m segnano 1150-1005-876-758m/s, mentre le energie toccano i 3968-3030-2302-1724 Joule. La Gee è posta a 221 m e permette una traiettoria a 50-100-150-200-300 m di cm +0,2, +3,3, +4,0, +1,9 e -12,5.
Un vero missile per camosci diffidenti ed altri medio-piccoli ungulati dalle abitudini guardinghe.
La seconda munizione per dilatare efficacemente lo spettro degli ungulati cacciabili, è munita di palla Ks (Kegelspitz)da 8,2 g (127 gr) che vanta le seguenti caratteristiche:le Velocità a 0-100-200-300 m sono di 960-870-786-707 m/s con Energie di 3779-3103-2533-2049 Joule. La Gee è posta a 197 m e la traiettoria in cm risultante a 50-100-150-200-300 m è la seguente: +0,9 +3,9 +3,6 -0,3 -20,4.
Il grande mercato non offre di più, ma possiamo ritenerci abbastanza soddisfatti: la palla più leggera da 6 g, come abbiamo già evidenziato, è la più adatta per tiri lunghi in assenza di vento su camosci e caprioli, mentre la palla Ks da 8,2 g è valida per tutti gli ungulati di peso medio-alto, a cominciare da mufloni e daini, per arrivare a cervi e cinghiali che richiedono energie generose con velocità di impatto piuttosto alte, se disponiamo di munizioni dotate per l'appunto di ogive Ks da 8,2 g.
Palla leggerissima o palla pesante? Tranne qualche irriducibile cacciatore di camosci, oggi la maggioranza propende per le Ks da 8,2 g che possono risolvere ogni situazione venatoria in attesa, in quanto più affidabili sugli ungulati maggiori.
E' saggio sottolineare cento volte che il succo della storia è sempre il medesimo: bisogna avvicinarsi il più possibile al selvatico senza correre pericoli colpendolo in un'area vitale, all'attaccatura del collo o alla spalla piena, dove si trovano tutti gli organi deputati alla respirazione ed al sistema cardio-vascolare; con un colpo ben piazzato in quest'area, qualunque selvatico ben difficilmente potrà rialzarsi o al massimo farà qualche passo, senza alcuna speranza di fuga. Al momento del tiro il 6,5x68 farà sempre il suo dovere e la sua elevata tensione di traiettoria vi consentirà di essere più precisi a buone distanze, oltre i 200m per intenderci. Anche la potenza è ottima e i 2500 Joule a200 m ne sono la conferma. Per chi invece vuole utilizzare palle di 140 gr, a struttura complessa e di altissimo coefficiente balistico per ottenere il massimo da questo calibro, si può sempre ricorrere alla ricarica che forse potrà concederci rosate più ristrette, ma ben difficilmente energie maggiori rispetto alle munizioni originali RWS che, come noto, non difettano certamente di energia!
Finora abbiamo parlato del 6,5x68, il calibro per carabine; ma il 6,5x68R che fine ha fatto? Con profondo rincrescimento bisogna evidenziare che la RWS, salvo qualche improbabile ripensamento futuro, da diversi anni non produce più le munizioni 6,5x68 R per le armi basculanti, di cui però Bignami e qualche armeria avranno ancora scatole da 20 pezzi. L'unica possibile soluzione del problema rimane la ricarica, anche se i componenti sono abbastanza difficili da reperire, soprattutto i bossoli che eventualmente possono essere ordinati a qualche piccolo costruttore tedesco come Horneber o Harald Wolf. Perché ciò è accaduto? La risposta è semplice: il 90% dei cacciatori odierni sembra gradire le novità volute dalle Case per scuotere il mercato con calibri nervosi che talvolta, però, si rivelano inferiori ai loro predecessori, ritenuti a torto obsoleti, ma che hanno scritto la storia della caccia in montagna come appunto l'intramontabile 6,5x68. A differenza di altri calibri più anziani, che hanno goduto dei favori di personaggi illustri del mondo venatorio nella prima metà del Novecento, il 6,5x68 è stato il loro inseparabile compagno di cento avventure di molti "alpenjager". I grandi nomi dell'aristocrazia venatoria mitteleuropea erano avviati sul viale del tramonto o avevano già compiuto "il gran passo", come diversi famosi cacciatori di montagna italiani, austriaci e tedeschi, quali il Conte Felice Scheibler con il figlio Emilio, il Conte Pula Dolfin, il Conte Marone Cinzano, il Conte Rossi di Montelera, il Conte di Merano, il Principe Augusto di Sassonia Coburgo (3.412 camosci, dei quali 3.000 in 30 anni), l'Arciduca Francesco Ferdinando (1.601 camosci), Giovanni De Carlo (700 camosci), Giuseppe Toffoli (900 camosci in 60 anni) e cento altri ancora che non poterono avvalersi di questo calibro straordinario.
I giovani cacciatori degli anni '50-'60, invece, veleggianti verso le ottanta candeline, hanno vissuto felicemente gli anni d'oro del 6,5x68 e ancora oggi non è difficile incontrarli, magari in compagnia di figli e nipoti, sulle lunghe mulattiere che portano ai santuari dei camosci. Quanti saranno i fedelissimi del 6,5x68? Credo ancora un buon numero, malgrado la concorrenza di tutti i calibri ultraveloci degli ultimi trent'anni come il 6x62(R) Frères ed il 6,5x65(R), una serpe covata in seno dalla RWS, che vantano un discreto numero di seguaci, al pari del 257 Weatherby Magnum dei primi anni '40. Ma il 6,5x68 è ancora vivo e saldamente al comando della schiera dei 6,5 mm, mentre il 264 Winchester Magnum, un ottimo calibro nato nel 1958 è già passato nel mondo dei ricordi.
Conclusioni.
Al termine di queste note, forse interessanti per le giovani leve, cosa possiamo aggiungere a ciò che già si conosce sul 6,5x68?
Una cosa soltanto: che, a dispetto di coloro che non lo ritengono più all'altezza dei tempi, questo magnifico calibro darà ancora molte soddisfazioni a tutti coloro che vorranno usarlo per le cacce per cui fu ideato; tiri lunghi in ambienti aperti sulla media selvaggina, senza remore anche sui grandi ungulati servendoci delle palle più pesanti. E, se a tracolla porterete un bel Mauser Europa 66, un classico Mannlicher-Schönauer GK od una carabina Mauser di Franz Sodia, state pur certi che dopo l'acuto del 6,5x68 tutto intorno scenderà un magico silenzio... Magia di un calibro ancora vivo nel cuore di tanti cacciatori coi capelli bianchi che, come un tempo, li fa sognare ancora, quando la sua voce rimbomba tra cenge e dirupi e un becco fantasma cade sullo sfondo azzurro del cielo.