Arco, balestra: stupidaggini dettate dall'ignoranza
- Scritto da Michele Bottazzi
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Stupidaggini dettate dall’ignoranza
La caccia, spaccato non autonomo né indipendente della vita "civile", è costretta a vedere cose insensate e a sentirne di peggiori, idee che, purtroppo per noi, spesso si concretizzano in leggi a nostro discapito
I casi, nel tempo e nello spazio che uniscono i punti cardinali sui quali è scolpita la nostra penisola, sono molteplici, disparati e così assurdi da poter creare quella "giurisprudenza" che qualche minus non vede l’ora di applicare o surclassare con una stoltaggine superiore.
Poiché l’ignoranza colpisce tutti ma alcuni ne sono completamente devastati e sommersi, voglio ridere (ci sarebbe da fare altro…) con voi del ridicolo che ci circonda.
1) Ministero della Salute - L'Ordinanza 18 dicembre 2008, "Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o bocconi avvelenati" modificata dall’Ordinanza 19 marzo 2009, impone divieti e obblighi a fini della prevenzione e della tutela della salute dell'uomo e dell'animale. Ecco un quadro della nuova disciplina completo delle sanzioni, a cura dei Carabinieri dei Nas.
Art. 21, comma 1, lett. u) E' vietato a chiunque usare munizione spezzata nella caccia agli ungulati, usare esche o bocconi avvelenati, vischio o altre sostanze adesive, trappole, reti, tagliole, lacci, archetti o congegni similari; fare impiego di civette; usare armi da sparo munite di silenziatore o impostate con scatto provocato dalla preda; fare impiego di balestre.
L’uso della balestra, come chiaramente si evince, è rigorosamente vietato mentre, come noto, quello dell’arco è consentito.
Per capire l’assurdità di tale normativa facciamo un passo indietro.
La balestra fu inventata molto tempo prima di diventare popolare. Circa la sua invenzione vi sono due rivendicazioni di priorità, una da parte della Grecia, l'altra della Cina. Attorno al 400 a.C. i greci svilupparono la balista, una specie di catapulta per il lancio di pietre e frecce. L'idea nacque dai tentativi fatti per aumentare la potenza degli archi. La balista, che assomiglia alla balestra, alla fine raggiunse grandi dimensioni: sembra, tuttavia, che fra i primi esemplari ve ne fossero alcuni aventi le stesse dimensioni di una balestra. Le rivendicazioni della Cina sono confortate a livello archeologico da meccanismi di sganciamento in bronzo prodotti attorno al 200 a.C.
In Italia la balestra fa la sua comparsa con le milizie di balestrieri. Un esempio ne abbiamo a Pisa, a Genova. Guglielmo il Conquistatore incluse dei balestrieri nell'armata che invase l'Inghilterra nel 1066. Regolari squadre di "balistari" erano presenti durante la prima Crociata (1096-1099): Genova aveva inviato in Terra Santa arcieri e balestrieri con a capo Guglielmo Embriaco, detto Testa di Maglio, e Pisa aveva organizzato un corpo di balestrieri, guidato dall'Arcivescovo Daiberto.
Il successo dell'impiego della balestra in Terra Santa ne favorì la diffusione in tutto il mondo occidentale, ma essa, tuttavia, a causa dell'uso sempre più frequente di frecce avvelenate, che la rendevano ancora più micidiale, nel 1139 subì l'anatema di Papa Innocenzo II, durante il Secondo Concilio Lateranense: "Illam mortiferam artem et Deo odibilem Ballistariorum et Sagittariorum adversus Christianos et Catholicos exerceri de cetero sub anathemate prohibemus" (Poiché l’arte della morte è odiosa a Dio, sotto pena d’anatema, dobbiamo proibire l’impiego di archi e balestre contro i Cristiani ed i Cattolici). Benché si applicasse soltanto all'uso della balestra contro altri cristiani, la scomunica rimase lettera morta fin dall'inizio e la balestra, con grave pericolo per le varie milizie, divenne l'arma preferita dei mercenari europei (i Genovesi in particolare guadagnarono un'alta stima per la loro perizia nell'usarla) tanto che una delle clausole della Magna Charta metteva al bando dal regno i balestrieri stranieri, responsabili di numerose agitazioni per la tracotanza con cui agivano disponendo di un'arma tanto pericolosa. Potenza: 225 Lb – Velocità: 400 fps
E veniamo all’arco. L'arco è sicuramente ai primi posti nella classifica delle invenzioni dell' uomo. Pensato ed elaborato in tempi diversi e indipendenti, sconosciuto agli aborigeni australiani e polinesiani nonché in tutta la zona della Micronesia, è invece noto in tutto il resto del globo. Il primo arco appare in una rappresentazione graffitica di trentamila anni fa e, ovunque nel mondo, se ne ritrovano vestigia sotto forma di disegni e punte di freccia.
Si può affermare che l'uomo sin dal Paleolitico conosceva, grazie a questa arma, il sistema di colpire la preda a distanza di sicurezza.
L' Occidente basa la sua cultura in epoche non eccessivamente remote se paragonate ad altre zone e civiltà del passato. Infatti, quando l'Europa era ancora abitata da popolazioni selvagge, la Cina si trovava già a livelli altissimi di specializzazione. Confucio esponeva gli aspetti filosofici connessi all'arcieria e, nel duemila a.C. , l'arcieria era parte delle arti da guerra cinesi e "compagnie" di arcieri erano integrate nell'esercito. Quindi, mentre l'Europa segnava il passo, in Oriente ed in Africa si raggiungevano livelli di abilità e di equipaggiamento che solo da pochi decenni noi abbiamo raggiunto.
Nei tempi biblici esistevano già archi metallici o composti da materiali diversi ed è grazie ad essi che le cronache egizie parlano di imprese incredibili, quali una spedizione di caccia all'elefante che riportò un bottino di 120 animali. Quanto gli antichi Egizi amassero i loro archi viene dimostrato dal Faraone Tutankhamon il quale ordinò che i suoi ventisette archi l'accompagnassero nella tomba.
Non dimentichiamo poi la grande abilità degli arcieri mongoli e giapponesi che erano in grado di centrare il bersaglio scoccando frecce dalla groppa di un cavallo al galoppo. In un mondo che non conosceva gli odierni mezzi di locomozione, spostarsi a cavallo era indispensabile. La simbiosi tra arciere e cavallerizzo era d'obbligo: basti ricordare le orde selvagge di Sciti, Babilonesi, Assiri, Persiani e Parti, armate di archi corti e potenti.
Sino alla fine del secolo scorso, un' altra popolazione d'origine mongola, i Pellerossa, andava a caccia con metodi molto simili a quelli dei loro lontani cugini riuscendo ad abbattere bufali e bisonti. Si racconta di cacciatori in grado di scagliare una freccia con tanta forza da farla penetrare per tutta la sua lunghezza nel corpo dell'animale. Alcuni popoli, come i Sioux, costruirono archi più corti per poterli utilizzare facilmente stando in sella. Altri, come gli Unni, combinarono materiali diversi in archi piccoli ma straordinariamente potenti, capaci di scagliare una freccia con forza tale da perforare corazze metalliche.
In Europa la storia dell'arcieria è di marchio inglese. In Inghilterra l'arco venne probabilmente introdotto dai danesi e, inizialmente, si diffuse nel Galles.
Le cronache del tempo narrano di schiaccianti vittorie dei Gallesi sui Sassoni, proprio in virtù dell'arco da essi usato. L'arco gallese era corto e pesante, ma la sua potenza formidabile: le frecce potevano trapassare una porta di quercia dello spessore di 6 cm .
Dopo la conquista normanna l'arco gallese venne adottato in tutta l'isola anche se modificato nella forma (meno tozza) e nella lunghezza (m. 2,10): da qui l'appellativo di 'long-bow' o arco lungo. Il long-bow era usato comunemente dalla classe povera in quanto era meno costoso attrezzarsi con un arco ed una faretra piuttosto che con cavalli, armature e bardature. Fu appunto questa parte di popolazione (denominata "liberi uomini d'Inghilterra"), che componeva le Compagnie di arcieri, a sconfiggere la cavalleria francese nelle battaglie di Crècy (1346 d.C.) e Poitiers (1356 d.C.).
Con l'avvento delle armi da fuoco (archibugi e bombarde) iniziò un graduale declino nell'uso dell' arco. Arco e frecce uscirono dalla scena bellica verso la fine del secolo XVII cedendo definitivamente il passo alle armi da fuoco.
Gli archi integri più antichi finora ritrovati risalgono al 6.000 a.C. circa. Conservatisi nei terreni acquitrinosi di certe regioni della Scandinavia, sono costituiti da un singolo pezzo di legno, di solito olmo o tasso. Essendo fatti di un unico materiale, questi archi e gli altri dello stesso tipo vengono detti «semplici».
Gli antichi costruttori di archi in Asia orientale e occidentale non si limitarono a rinforzare gli archi con tendine; alcuni devono essersi resi conto che in natura esistono materiali più resistenti del legno. Con essi idearono l'arco composto o a struttura mista, di grande complessità meccanica, la cui costruzione richiedeva una perizia notevole. Come indica il nome, questo tipo di arco combina materiali diversi: nella sua forma classica, è costituito da un sottile «cuore» in legno rinforzato con tendine sul dorso e corno, di solito di bufalo indiano, sul ventre. Modernamente questo tipo di arco è stato spesso definito laminato o rinforzato; in queste note si impiega il termine «composto» per riferirsi all'arco pienamente sviluppato fatto di corno, legno e tendine.
Ma veniamo a noi cacciatori
Il mirino costituisce un sistema di puntamento, regolato a discrezione dell'arciere, a seconda della distanza del bersaglio o delle condizioni di luce e climatiche (varie tipologie di vento). Ne esistono diversi modelli, a seconda del tipo di arco utilizzato. Misura fissa nel diametro e nella larghezza della diottra, senza lente di ingrandimento per l'arco "ricurvo" (olimpico), con una diversa regolazione e lenticolarità della diottra per l'arco compound (con demoltiplicatori eccentrici della potenza dell'arco) che può utilizzare con la lente di ingrandimento della diottra, una bolla da livello per meglio allineare l'arco al bersaglio.
Potenza: 100 Lb Velocità:320 fps
Orbene, come si evince, semplicemente conoscendo la matematica e comparando i valori di velocità e potenza, la balestra batte l’arco in entrambi i casi.
Se a ciò aggiungiamo anche il fatto che la stessa è indubbiamente più precisa già con le mire metalliche e, senza il minimo sforzo, possa essere corredata tanto di cannocchiale quanto di mirino olografico, è ancora più assurdo comprendere il suo assoluto ripudio dal mondo venatorio nostrano.
LEGISLAZIONE NAZIONALE - La Legge 11 febbraio 1992 n. 157 dispone testualmente:
Articolo 13
Mezzi per l'esercizio dell'attività venatoria
1. L'attività venatoria è consentita con l'uso del fucile con canna ad anima liscia fino a due colpi, a ripetizione e semiautomatico, con caricatore contenente non più di due cartucce, di calibro non superiore al 12, nonché con fucile con canna ad anima rigata a caricamento singolo manuale o a ripetizione semiautomatica di calibro non inferiore a millimetri 5,6 con bossolo a vuoto di altezza non inferiore a millimetri 40.
2. È consentito, altresì, l'uso del fucile a due o tre canne (combinato), di cui una o due ad anima liscia di calibro non superiore al 12 ed una o due ad anima rigata di calibro non inferiore a millimetri 5,6, nonché l'uso dell'arco e del falco.
Nello specifico, poiché il bel Paese è noto per complicare le cose facili e sottovalutare ciò che realmente costituisce un pericolo per il popolo e la democrazia cui dovremmo appartenere e cogita ogni possibile legge al fine di diseguagliare il più possibile il singolo cittadino dal suo più prossimo vicino, riporterò la "frammentazione" della succitata legge che ogni singola Regione ha deciso di applicare discrezionalmente.
Valle d'Aosta: non consentita art.29 L.R. 27 agosto 1994 n.64
| Piemonte:
| Lombardia: consentita art.23 L.R. 16 agosto 1993 n.26
| Veneto: consentita art.14 L.R.9 dicembre 1993 n.50
| Trentino: non consentita art.25 L.R. 9 dicembre 1991 n.24
|
Friuli VG: consentita art.2 L.R. 18 maggio 1993 n.21
| Liguria: consentita art.39 L.R. 1 luglio 1994 n.29
| Emilia-Romagna : non consentita art.48 L.R. 15 febbraio 1994 n.8
| Toscana: consentita art.31 L.R.12 gennaio 1994 n.3
| Umbria: consentita
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Marche: consentita art.27 L.R. 5 gennaio 1995 n.7
| Abruzzo: consentita art.25 L.R.28 gennaio 2004 n.10
| Molise: consentita art.23 L.R. 10 agosto 1993 n.19
| Lazio: consentita art.21 L.R. 2 maggio 1995 n.17
| Campania: consentita art.20 L.R. 10 aprile 1996 n.8
|
Puglia: consentita art.32 L.R. 13 agosto 1998 n.27
| Basilicata: consentita art.31 L.R. 9 gennaio 1992 n.2
| Calabria: consentita art.11 L.R. 17 maggio 1996 n.9
| Sicilia: consentita art.28 L.R. 1 settembre 1997 n.33
| Sardegna: non consentita art.41 L.R. 29 luglio 1998 n.23
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A ciò, chiaramente per quanto detto pocanzi, poiché la specie umana abbisogna del potere concesso (non meritato) per non sentirsi una nullità, è concessa una ennesima possibilità di imporre frammentazione alle Province cosicché, non è affatto difficile trovarsi in una Regione nella quale l’esercizio venatorio con l’arco sia consentito ovunque ma non in una o più Province o, ancora peggio, che nella stessa si possa cacciare legalmente in un determinato territorio e pochi metri oltre si risulti essere dei bracconieri.
Esempio - La delibera n.153 del 25 luglio 2006 dell'amministrazione Provinciale di Siena che autorizza la caccia di selezione a bovidi e cervidi mediante l'utilizzo dell'arco.
In essa viene espresso quanto segue: 1) Per l’esercizio della caccia di selezione è altresì consentito l’uso dell’arco di potenza non inferiore a 50n libbre.
2) Il selecontrollore che intenda esercitare la caccia con l’arco deve presentare presso il Servizio Risorse Faunistiche una certificazione sottoscritta da un istruttore FIARC attestante una prova di tiro su campo autorizzato da una distanza non inferiore a 30 metri per l’arco "Compound" e 20 per l’arco tradizionale.
La prova sarà ritenuta valida con il risultato di 4 centri su 5 tiri nell’area vitale della specie oggetto di bersaglio.
Per area vitale si intende un bersaglio di diametro non inferiore a 20 centimetri.
Bella e lodevole iniziativa anche se le distanze lasciano il tempo che trovano; nessuno può impedire ad un cacciatore munito di "Compound" di scoccare una freccia ad un bersaglio che si trovi a meno di 30 metri così come alcuno potrà controllare l’arciere che tenderà la sua arma tradizionale quando tra lui e la preda si frapporrà una distanza superiore alle 22 yard.
Lex est araneae tela, quia, si in eam inciderit quid debile, retinetur; grave autem pertransit tela rescissa!