Il Francolino di Monte
- Scritto da Flavio Galizzi
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Il Francolino di monte è il più piccolo dei tetraonidi, bellissimo nella sua livrea perfettamente mimetica, ma assai raro in quanto sta vivendo un periodo di pericolosa riduzione in tutto l’arco alpino. Per tale motivo è severamente protetto e si cercano di studiare i motivi di questa sua crisi, in parte dovuta alla minore presenza dell’uomo sulle montagne, al venire meno dei lavori di manutenzione del bosco e alla conseguente modifica dell’ambiente da lui prediletto: il sottobosco.
Ha una struttura raccolta e una colorazione variamente macchiata di grigio, di bruno rossastro, di bianco e di nero. Il maschio, leggermente più grosso della femmina, si differenzia per il sottogola nero bordato di bianco e per un evidente ciuffo erettile sopra il capo. Sopra l'occhio, come negli altri tetraonidi, è presente la caratteristica caruncola rossa.
Il francolino di monte è monogamo e territoriale; predilige zone boscose di alta montagna, umide e ricche di folto sottobosco. Se ne sta volentieri in terra o sui rami bassi degli alberi, dai quali spicca il volo con una partenza rumorosa al minimo segnale di pericolo.
La sua alimentazione è assai varia, secondo le stagioni. Durante l'inverno si accontenta di aghi di pino, gemme e foglie di mirtillo, mentre nella bella stagione ricerca volentieri anche insetti, ragni, vermi e molluschi. Nella tarda estate e in autunno è molto ghiotto di bacche, come quelle del sorbo, e dei frutti del sottobosco.
Nel mese di maggio la femmina cova, in una fossetta generalmente ben mimetizzata alla base di un albero, di un cespuglio o di un masso, 8‑14 uova, che schiudono dopo circa 24 giorni. I piccoli sono molto precoci e dopo solo un mese volano molto bene; prima dell'autunno abbandonano i genitori e iniziano una vita erratica.
Il ciuffetto di piume erigibili del maschio viene mostrato quando è all'erta perché si sente in pericolo e durante il corteggiamento, quando allarga a ventaglio la coda. La caruncola rossa sopra l'occhio, in questa specie, è meno evidente che negli altri tetraonidi.
SCHEDA
Nome scientifico: Bonasia bonasia,ma anche Tetrastes bonasia
Il nome “Tetrastes” deriva dal greco, e significa “piccolo tetraonide”, mentre “Bonasia” sembra derivare dal latino, e significare “uccello buono”, forse anche per il delicato sapore delle sue carni.
Dati biometrici
Lunghezza media : M 39, F 33 cm.
Apertura alare: M 65, F 54 cm;
Peso medio: 450 g. per i maschi e 380 g. per le femmine.
Vita nel sottobosco
Quando pensiamo al bosco abitualmente abbiamo davanti le immagini degli alberi, le loro chiome, l’alternarsi delle stagioni e il mutare dei colori, con le macchie perennemente scure dei sempreverdi.
Dedichiamo forse un po’ meno attenzione ai “piani bassi”, alla vegetazione del sottobosco, a volte rigogliosa e fitta, con felci, rovi, mirtilli ed erbe, non sempre presenti nella stessa misura; a volte addirittura assenti. Certe specie animali hanno il loro regno dove il sottobosco è abbondante, dove trovano facilmente rifugio e dove sono presenti, in una certa abbondanza, sia i frutti autunnali, risorse preziose in vista dell’inverno, sia diverse specie di invertebrati, assai importanti per tutti gli uccelli specialmente nella stagione riproduttiva.
I tetraonidi, ad eccezione della pernice bianca che se ne sta allo scoperto per tutto l’anno, tra le vette anche quando la neve copre quasi completamente le baite alpine, vivono al “pianterreno” del grande “condominio” del bosco, tra la bassa vegetazione, sempre alla ricerca di un cantuccio dove sottrarsi alla vista degli indiscreti gitanti o al più pericoloso e crudele sguardo dell’Astore, predatore temibile del bosco. In questo ambiente “protetto”, nascosti dalla vegetazione bassa, ricavano i loro nidi e allevano i loro piccoli.
In loro compagnia troviamo i piccoli passeriformi, come lo scricciolo e il pettirosso, i piccoli roditori, sempre in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti, il toporagno, vorace insettivoro, e l’infinita schiera degli invertebrati, oltre a donnole, volpi e tassi.