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Etica Venatoria e...verifica dell'anschuss

Etica Venatoria e...verifica dell'anschuss

Quello della verifica dell’anschuss da parte del cacciatore/accompagnatore è un argomento più volte toccato dalle riviste di settore, a volte non sufficientemente sottolineato.

Perché vale la pena soffermarcisi e dedicargli una riflessione a parte?

Perché l’etica nella caccia non deve essere un optional, un argomento per raffinati o per perditempo, “ per quegli insicuri che non sanno nemmeno dove hanno sparato”, come direbbero molti che conosciamo. Così si esprimono molte volte coloro che hanno a cuore solamente l’esito finale favorevole, che per loro significa essenzialmente portare a casa in ogni caso un capo, o meglio il trofeo che porta, per cui un’eventuale ricerca e individuazione dell’esito del tiro su un animale che sembra essersi allontanato senza problemi, specialmente quando si tratta di un tiro lungo, che impegna un vallone o una valletta, su terreno impervio, vorrebbe dire sospendere la caccia per dedicare un po’ di tempo alla ricerca dei segni dell’esito del colpo sparato, con il problema dell’eventuale chiamata del conduttore di cane e della chiusura della giornata con esito incerto.

Preferisco non fare stime sull’entità numerica di tali cacciatori, considerato che le percentuali dicono alla fine poco. Di solito ci si rifà ad un indice, cui molti fanno riferimento, che vedrebbe la percentuale stimata degli errori di tiro, riferiti ai ferimenti, assestarsi attorno al 20%.

Personalmente credo che sia inferiore, ma non è dato conoscerlo, e da ottimista che sono e per la realtà che conosco, penso che sia molto inferiore. A questo indice alcuni vorrebbero correlare, per confronto, il numero delle chiamate dei conduttori di cani, innescando spesso polemiche inutili e rimbrotti generici, e anche se per qualcuno ci si azzecca, mi piace pensare che per la maggior parte dei casi non sia così.

Più passano gli anni di caccia, più la confidenza con la propria arma porta a raggiungere livelli di conoscenza e sicurezza sul tiro sempre più elevate. Le stesse munizioni oggi prodotte sono sempre più accurate, e molti cacciatori scelgono per la caccia munizioni della serie ”premium”, o “gold”, o altro indicatore che ne certifichi l’accuratezza di costruzione e l’alto indice di precisione e costanza, vanto di molte case.   Ma non è tutto. Anche sulla scelta della tipologia di palla c’è una sempre maggior presa di coscienza che certi effetti balistici che privilegiano esclusivamente la precisione del tiro, importante a caccia ma non da considerare valore unico assoluto, vanno contemperati al buon esito del colpo inteso come effetto balistico terminale, per cui alla precisione deve sempre essere associata, nella scelta della palla da utilizzare a caccia, la sua efficacia sul selvatico, il suo potere di arresto, senza eccedere nei suoi effetti distruttivi, pena la perdita indesiderata di parte dell’animale.

Ecco quindi che la scelta si indirizza molto spesso sulle munizioni ad espansione controllata, magari sulle ultime munizioni senza piombo, le monolitiche, affascinanti perché alla precisione intrinseca, che è pari a quelle con nucleo di piombo e di elevato coefficiente balistico, non disperdono nelle carni dell’animale microgranuli di piombo, che poi ci troviamo inevitabilmente nello stomaco quando trasformiamo la nostra preda in un piatto festoso da condividere con gli amici. Una sottigliezza da non sottovalutare, che può acquistare valenza importante sotto il profilo della salute nostra e degli ospiti che invitiamo a pranzo, oltre che dei carnivori che dovessero cibarsene in caso di mancato recupero della spoglia.

Ad una sempre maggiore conoscenza di tutto questo contribuiscono le buone riviste di caccia, le letture che ci dovrebbero accompagnare durante i mesi di pausa venatoria, per tenere vivo il piacere della passione venatoria con riflessioni e aggiornamenti su tutto quello che gravita introno all’argomento caccia, dall’abbigliamento alle armi, dalla balistica all’approfondimento della conoscenza  delle specie che cacciamo, alla condivisione delle esperienze altrui, comprese le forme di caccia diverse da quelle che pratichiamo noi, anche se sappiamo che forse non le praticheremo mai.

 

La conoscenza non deve avere confini, per non impoverire il presente e ciò di cui siamo abituati a godere, ma va acquisita nel rispetto delle tradizioni e delle passioni degli altri: più avremo questa predisposizione, più saremo in grado di apprezzare ed amare ciò che facciamo, e di condividere le passioni altrui. Ciò vale ovviamente per tutte le cose, ma mi piace sottolinearlo.

Tornando all’importanza della verifica dell’anschuss, va sottolineato che deve essere intesa come una scelta/dovere di ogni cacciatore, a maggior ragione quindi un dovere assoluto per l’accompagnatore, il cui livello di responsabilità è maggiore, così come la sua partecipazione a una corretta gestione del patrimonio fauna deve essere più responsabile.

Fare le verifiche dell’esito del colpo ogni volta che spariamo deve diventare un’abitudine, e ci deve ovviamente procurare soddisfazione, non solamente nella situazione classica in cui il capo abbattuto è a pochi metri dal punto di impatto, o più lontano ma visibile. In questo caso, d’istinto si va direttamente sull’animale, si verifica il colpo e l’effetto della palla, e si trascurano le tracce lasciate sull’anschuss. Vediamo brevemente perché val la pena approfondire.

Innanzitutto verificare e analizzare l’anschuss ci permette di fare valutazioni più complete  sull’effetto terminale della palla e l’esito sulla spoglia, che verifichiamo sul capo abbattuto, ma anche di verificare “come” questo esito si manifesta nei segni esterni lasciati in sito.

Associando questi dati alla reazione dell’animale al colpo siamo in grado di avere quadri visivi di tali comportamenti, che costituiscono un archivio dati mnemonico importante per le occasioni future, arricchendolo sempre più.

I segni lasciati sul campo vanno sempre letti attentamente e interpretati; solo così verifichiamo e approfondiamo la nostra conoscenza sul “tipo” di traccia evidenziata, sul tipo di sangue che possiamo “toccare”, valutare  e memorizzare, sul pelo che possiamo trovare, associandolo alla parte del corpo interessata dal colpo, agli eventuali pezzi di osso o di carne che si rinvengono e alla parte anatomica coinvolta. Tutti elementi di un puzzle che pian piano, man mano che approfondiamo l’analisi dell’anschuss e successivamente del corpo, completando se possibile questa seconda parte con la visita al macello al momento dello scuoiamento e del sezionamento delle parti anatomiche da destinare al consumo, ci daranno la mappa completa relativa  ai diversi indici sopra evidenziati: precisione del tiro, reazione al colpo, effetto balistico terminale sulla spoglia, effetto balistico come traccia sull’anschuss, effetto più o meno distruttivo della palla impiegata sulle parti edibili dell’animale.

Si tratta di valutazioni di tipo qualitativo importanti, per completare quell’insieme di conoscenze che fanno del cacciatore di selezione un cacciatore completo, responsabile e in grado di manifestare e testimoniare la propria maturità nei confronti delle responsabilità gestionali che gli sono affidate.

Accampare scuse quando, dopo un tiro impegnativo, a notevole distanza, non ci sentiamo in dovere di andare a verificare l’anshuss perché ci è sembrato che l’animale se ne sia andato senza apparenti reazioni, o peggio è fuggito correndo senza manifestare di essere stato colpito, è un comportamento riprovevole, antietico, poiché sappiamo tutti, per esperienza, che non sempre gli animali quando sono colpiti manifestano apertamente le reazioni classiche conosciute.

Un’ultima considerazione la faccio relativamente all’azione di caccia nel suo insieme, poiché alcune delle analisi fatte possono essere realizzate nella loro pienezza solamente alla condizione che a caccia si vada in due. Quindi meglio in due amici affiatati che da soli, meglio di tutto un accompagnatore amico, con cui mettere abilmente assieme tutti i pezzi del puzzle di cui abbiamo detto,  parlandone, ricostruendo compiutamente l’azione di caccia e la sua conclusione, arricchendo così di un valore qualitativo la giornata di caccia, nella condivisione delle emozioni, delle conoscenze e del piacere della acquisizione di una più matura e completa etica di comportamento, che va oltre l’abbattimento, oltre il trofeo, per centrare l’obiettivo della crescita personale e della maturità del cacciatore. Come un  bel voto e un commento lusinghiero ad un esame, che va oltre la promozione in sé, per diventare un momento indimenticabile, di cui poter parlare a lungo con piacere e soddisfazione.

Anche quando il colpo non è andato come avevamo previsto, e abbiamo ferito l’animale, se avremo maturato questa predisposizione mentale, la richiesta di intervento di un recuperatore accreditato completerà positivamente, senza rimorso alcuno, la nostra giornata di caccia, e le riflessioni in merito all’accaduto ci aiuteranno a meglio comprendere l’importanza di una sempre maggiore preparazione personale, a beneficio nostro e della fauna che ci siamo impegnati a cacciare con competenza e serietà. Un cacciatore serio, eticamente formato, deve essere sempre anche coscienzioso.

 

Flavio Galizzi

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