Perchè...il chioccolo?
- Scritto da Luca Gironi
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Salve, mi chiamo Raffaele Morosini, giovane cacciatore di Carrara , nel cuore delle Alpi Apuane, appassionato di ornitologia e soprattutto turdidi, fin da bambino passavo giornate a curare la mia voliera o allevare giovani merletti imboccandoli manualmente con lo "stecco".
Da quei momenti nasce la mia passione per la caccia, soprattutto quella con le gabbie: tordi, merli, sasselli hanno occupato i miei primi 12 anni di licenza, ma, affascinato dalle tradizioni venatorie, provavo interesse per quella tecnica particolare della caccia con i richiami a fiato, il Chioccolo.
La svolta avvenne qualche anno fa grazie all’amicizia con Marco Tonarelli , mio concittadino, cacciatore sessantenne che da sempre praticava questo genere di caccia.
Rimanevo colpito dai carnieri che otteneva durante tutta la stagione, soprattutto merli e ghiandaie.
Ho iniziato a chieder consigli, facendomi svelare qualche piccolo trucco sull’uso dei fischietti, sulla capacità di sapersi nascondere al meglio nella macchia per vedere senza essere visto, insomma Marco è diventato, possiamo dire il mio "maestro".
Pratichiamo questa caccia nei territori della Lunigiana, in provincia di Massa-Carrara, dove boschi di querce e castagni si alternano a prati incolti e zone ricche di bacche e pasture soprattutto biancospini, prugnoli, corbezzoli e moltissime altre essenze arboree che danno rifugio e nutrimento ai nostri amati turdidi.
Il Chioccolo mi ha sempre attratto, ma non avevo mai avuto modo di praticarla, passando le mie giornate al capanno ad ascoltare le voci dei richiami, ma poi, è arrivato per me il momento di passare da "spettatore" ad "attore" della caccia. Ho cercato di imparare il linguaggio di merli e ghiandaie, per essere io a dialogare e incuriosire gli abitanti del bosco.
Dall’amico Marco ho avuto consigli sui metodi, sulle cadenze da dare allo strumento a bocca ;
CHIò-CHIò ChiòChiò-Chiò-Chiò Tuìììì-Tuìììì Tuì-Tuì-Tuì Chiò-Chiò….cercando di alternare il "chiò"del merlo al "Tuì" della civetta che tanto piace ai selvatici, specialmente alle curiose ghiandaie, numerosissime in questa stagione venatoria.
"Alcune settimane fa, agli inizi di ottobre, ci rechiamo in una zona molto interessante con boschi di querce e appezzamenti di prativi punteggiati da macchie di prugnoli cariche di bacche.
Prima dell’alba mi posiziono, seduto sul mio sgabello aspettando il fatidico momento del "chiarore mattutino". Inizio a chioccolare, lentamente, ma non ottengo risposta, insisto, provo con il verso della civetta ma nulla… Ormai è giorno, decido di spostarmi, mi apposto quindi nei pressi di una grande quercia seduto nella macchia. In lontananza la voce di due ghiandaie, provo con la civetta, una sembra credere, si avvicina di balzo in balzo, eccola è a tiro…la prima preda è nel carniere. Riprendo a chioccolare e finalmente sento la voce di un merlo, che, dopo una prima risposta, si butta in un castagno, rimane infiascato, compie due saltelli e si palesa al pulito.. Sparo.. cade, è un bel "becco giallo".
Il tempo cambia, si alza un po’ di vento e inaspettatamente sulle cime della quercia inizia uno spettacolare via –vai di ghiandaie che, 2-3 alla volta si buttano staccando i frutti e fuggendo via per poi tornare indietro…
Ero mal posizionato e troppo verticale rispetto alla pianta, ma non potevo spostarmi, sarei stato visto e quindi preferii attendere quegli esemplari che si sarebbero mossi di ramo in ramo prima di tuffarsi sulle fronde esterne.. Ci siamo.. sparo, una cade altre fuggono. Magicamente dopo pochi minuti riappaiono, altra fucilata, prendo la terza ghiandaia e subito dopo, di seconda canna abbatto la quarta.
Si è trattato di un caso eccezionale, branchetti di ghiandaie spinte dalla fame o dall’istinto di aggregazione, hanno riempito quella mattinata e l’inizio di questa stagione. Nel giro di mezz’ora ho potuto mettere a segno 5 tiri…4 ghiandaie e 1 merlo.
Ho iniziato a praticare il chioccolo per curiosità verso una tradizione venatoria che rischia l’estinzione, una cultura fatta di tecnica e conoscenza ornitologica e ambientale; Restare ore nel bosco permette di imparare moltissime cose su piante e animali, sulle condizioni meteo favorevoli, sulle abitudini e le malizie dei selvatici.
Spinto da questo interesse ho cercato di metter in pratica i consigli dati dal "maestro" Marco oppure, quelli appresi qua e là fra i pochi superstiti di questa disciplina ,che, purtroppo oramai si contano sulle dita di una mano. In ogni provincia sono al massimo 3 o 4 cacciatori a dedicarvisi.
Sono sempre stato affascinato dagli articoli trovati sulle riviste specializzate e quindi, per poter restare al passo coi tempi, ho deciso di creare una pagina internet su FACEBOOK, il social network ormai diventato punto di aggregazione fra giovani e non…IL CHIOCCOLO è il nome della pagina e del gruppo ad esso dedicato, permette di visualizzare foto, commenti e piccoli aneddoti di noi "malati di caccia".
Il mio intento è anche quello di sfruttare la tecnologia per poter avvicinare qualche giovane a questo mondo ormai dimenticato dai più.. Ad essere sincero ho notato interesse da parte di diversi cacciatori, sono convinto che possa espandersi e diventare un "Club" di appassionati di questa tradizione rurale venatoria.
Concludo analizzando un po’ la tecnica per richiamare merli e ghiandaie.
Allora, come prima cosa, ogni cacciatore proverà diversi tipi di chioccoli d’ottone, di diverse forme, cercando quello a lui più congeniale e che più si avvicinerà al CHIò del merlo. Il verso si ottiene aspirando a colpi secchi, più o meno ravvicinati, singoli o doppi, in modo da imitare il suono che il volatile emette in situazioni di tranquillità, di pastura, o di demarcazione del territorio. Strumenti a fiato che verranno modificati con maestria e ingegno per rendere il suono meno squillante mettendo del nastro isolante intorno alla "camera del suono" oppure schiacciando e avvicinando i 2 dischetti che compongono il Chioccolo "rotondo" dove, verrà inoltre allargato il foro"interno", cioè quello corrispondente al lato che andrà in bocca stretto fra i denti.
Imparare le sequenze, le ripetizioni, le cadenze, le tonalità, le storpiature, sono i segreti che ogni nuovo chioccolatore dovrà far suoi per poter incuriosire il "re " della macchia.
Un'altra preda comune è la sospettosa ghiandaia. Diversi fischietti e attrezzi sono stati creati per attirarla a tiro utile.
Soffiando all’interno del chioccolo rotondo a colpi secchi, si produce il verso stridulo della civetta, rapace notturno molto amato e temuto da diverse specie di uccelli, che, restano ammaliati dalla sua vista o dal suo canto che, nelle ore diurne, appare come una "stranezza"innaturale che inevitabilmente suscita interesse e curiosità ed invita ad avvicinarsi.
Per quanto riguarda invece la tecnica di caccia, fondamentale risulta il sapersi posizionare il più "coperti" possibile alla vista dei selvatici, capire dove andrà a posarsi fra le fronde appostandosi già col fucile imbracciato ed essere fulminei nello sparo.
Come arma utilizzo un sovrapposto calibro 12 bigrillo, dove, in prima canna metto "cartuccine a mezza carica" con 18-20 gr.di pallini numero 11 , adatte a tiri ravvicinati a volte di pochissimi metri, mentre, per la seconda canna una cartuccia classica da 32 grammi. Insomma, anche l’arte della ricarica artigianale è un argomento dove si potrebbe parlare molto a lungo…..
Spero di diventare un bravo chioccolatore e portare avanti la tradizione e la cultura venatoria che dalla Maremma toscana ha dato origine all’affascinante tecnica della caccia ai turdidi con i richiami a fiato.
Si ringrazia Caccia+