Chioccolo, cominciamo a parlarne
- Scritto da Marco Stagnaro
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Premessa
Quando l’amico Alessandro Bassignana mi propose di scrivere qualcosa sul "Chioccolo" risposi in modo titubante, e questo perché la scrittura non è il mio mestiere; ma la passione che ho per questo tipo di Caccia e la voglia di farla conoscere non solo ai lettori del mio libro, ma pure agli utenti del web, mi ha consentito di superare quest’iniziale perplessità.
Prima del Chioccolo
Il cercare di attirare gli uccelli imitandone il verso per farli cadere nelle trappole costruite dall’uomo è una pratica che viene da molto lontano, dapprima erano reti a vischio, poi l’avvento della polvere da sparo ci porta ai giorni nostri con le armi da fuoco.
Gli antenati del nostro chioccolo sono certamente i fischietti, gli zufoli.
I ritrovamenti dei primi fischietti risalgono al periodo del Paleolitico, e sono falangi, ulne di animali bucate (non è dato stabilire, così come ci spiegano gli studiosi, per cosa venissero usate) ma è da lì che è cominciato tutto.
Facendo un grande balzo in avanti arriviamo alla fine del Medioevo, e Angelo Poliziano (1459-1494) scriveva "...mi trovo impaniato com'un tordo…o sciagurato ahimè, che ben fù giunto al dolce canto, come l’tordo al fischio…" e al ridosso del 900’ alla voce chioccolo, tra l’altro, riporta una citazione di Umberto Fracchia (1889-1930) I-940 "…dove si fosse nascosto il mio pettirosso non so. Ma presi il mio chioccolo e mi misi a chiamarlo, e poco dopo eccolo spuntare dietro una foglia…"
Il Chioccolo
E’ bene prima di parlare di questa Caccia descrivere brevemente cosa sia il chioccolo.
Il Dizionario Enciclopedico Italiano ( Treccani) alla voce chioccolo cita:
" Fischio di latta o di ottone, con cui i cacciatori imitano il chioccolare di alcuni uccelli…"
Per me chiamarlo fischio è molto limitativo, ma su questo argomento ci ritorneremo un’altra volta.
Nella foto n. 1, qui esposta, ci sono due modelli di chioccoli a fiato: uno è quello "rotondo", probabilmente il più antico (ma il modello è ancora in vendita); l’altro, quello "a pipa", il più classico e il più usato.
Nel disegno n. 58 è descritta l’evoluzione del chioccolo a fiato, in quello al n.1 è invece raffigurato un cacciatore con il chioccolo rotondo.
Il territorio dove praticare la Caccia con il Chioccolo
Diciamo subito una cosa: a caccia si va prima…con occhi e cuore…, e son questi che danno le emozioni più grandi, e poi con il fucile.
Per fare un paragone che renda bene l’idea, c’è da considerare che questa caccia è l’opposto di quella alla lepre, svolta invece in spazi aperti e con poca vegetazione.
Uno dei migliori posti dove praticarla è la fitta macchia mediterranea.
Addentrarvisi, anche solo per passeggiare, è un’emozione unica, e si è avvolti e celati dal bosco, a volte non solo…metaforicamente, perché i rovi (Rubus Idaeus, Linneo 1753) e la salsapariglia (Smilax Aspera, L.) , l’aparine (Gallium Aparine, L), tutte piante rampicanti, creano una ragnatela molte volte impenetrabile e munirsi di un paio di cesoie diventa indispensabile.
Nonostante questi inconvenienti, che non ci sono in città, l’ambiente è molto affascinante e ricco di elementi e particolari che un cacciatore attento e curioso non può non notare.
La varietà di alberi e arbusti che producono bacche appetite dagli uccelli creano un arcobaleno che solo Madre Natura può creare.
Pianta principe è sicuramente il corbezzolo (Arbutus Unedo, L.) , il mirto (Mirtus Comunis, L) e poi ancora il laurotino (Viburnum Tinus, L), il terebinto (Pistacia Terebintus, L), l’alaterno (Rhamnus Alaternus, L) e così via.
Nella macchia si percepiscono odori diversi che i frequentatori del posto riescono a distinguere, dalle muffe e alle piante aromatiche; gli stessi suoni e rumori che si odono nella macchia, dal canto degli uccelli, al fruscio del vento, creano suoni particolari come …il chioccolare d’un piccolo ruscello!
Ed infine per chi sa ascoltarlo anche il terreno parla, ci sono le tracce più diverse, da quelle del passaggio d’un temporale, che lascia a terra piccoli rami e foglie verdi, alle impronte di ungulati, di scoiattoli e tassi e pure i "pussotti", piccoli segni lasciati dal merlo quando cerca il cibo.
Tutto questo è "la Caccia con il Chioccolo", ed è per questo che prima scrivevo che a caccia si va prima di tutto con il cuore e gli occhi.
La Caccia con il Chioccolo
Questa caccia io la divido in due filoni fondamentali:
1) sapersi posizionare
2) saper chioccolare
Tutti e due i filoni concorrono al buon carniere giornaliero.
Il cacciatore che la pratica deve essere un profondo conoscitore della miriade di sentieri che insistono sul bosco, e sono quelli che permettono di muoversi e cacciare.
La tecnica consiste nell’individuare il posto posizionarsi, e lì incominciare a chioccolare.
Se dopo tre, quattro minuti non si riceve nessuna risposta ci si sposta in un’altra zona, e così via.
Il cacciatore in questa caccia non usa "mediatori" (gabbie), così come nella caccia al capanno, ed è lui che ha dovuto imparare la lingua del selvatico.
Ed è sempre lui che lo deve incuriosire; qui si instaura un dialogo tra il cacciatore e il selvatico che si cela nella macchia e che lui deve fare uscire allo scoperto, facendogli superare la sua innata diffidenza; chioccolare bene è…un’arte!
Gli strumenti e come usarli
I richiami da usare in questa caccia non sono molti, vediamone almeno tre mentre gli altri li rivedremo in seguito.
Non è semplice scrivere come debbano essere usati questi strumenti, comunque io ci provo:
1) il chioccolo -
si colloca tra i denti e si stringe con una lieve pressione. Funzionamento: aspirare a colpi dolci, intervallati da due secondi di pausa, cercando di imitare il classico verso del merlo.
Schema: chiò…chiò…chiò…chiò/chiò e poi ripartire da capo (questa è una delle cadenze classiche e gli ultimi due colpi sono ravvicinati e senza pausa)
2) la civetta -
si colloca tra i denti e si stringe con lieve pressione, qui si soffia invece di aspirare , due o tre soffi a colpi secchi e brevi e uno prolungato, cercando di imitare il verso dell’uccello.
Schema : tuì…tuì…tuì…tuìiiii
3) il gufo
– si colloca tra i denti e si stringe con una lieve pressione, si soffia nel beccuccio in modo lento e alla fine prolungato, cercando di produrre il tipico verso dell’uccello.
Schema : hoo…hu-huhoo…ooou.
Noi lo chiamiamo impropriamente gufo, ma in realtà quello è il verso dell’allocco.
Spero di aver reso l’idea di questa caccia, suscitando e stimolando i vostri interessi.
Alla prossima
Marco Stagnaro (Mirko)