Fiuggi 9/10 settembre 2016
L’XI Congresso Nazionale riunito a Fiuggi il 9/10 settembre 2016, ha apprezzato il lavoro ed i risultati ottenuti dal Congresso di Chianciano ad oggi, nonché ha riconosciuto il lavoro svolto dal gruppo dirigente, guidato dal Presidente Osvaldo Veneziano, e ha condiviso la relazione introduttiva di Giuliano Ezzelini Storti e le conclusioni di Sergio Sorrentino.
Il Congresso ha discusso e definito il modello organizzativo dell’Associazione ed ha affermato che il sistema associativo che si vuole perseguire è quello federativo o confederativo tra Associazioni nazionali riconosciute.
Il Congresso impegna l’Associazione a tutti i suoi livelli organizzativi, nonché i soci a sostenere senza indugi il percorso unitario realizzabile con la costituzione, nelle Regioni, della Federazione Regionale delle Associazioni Venatorie Riconosciute e valuta con interesse anche altre importanti esperienze regionali, tra queste la Confederazione dei Cacciatori Toscani, auspicando che maturino anche in quella realtà le condizioni e le opportunità per realizzare alleanze più ampie.
La Fe.Na.Ve.Ri. ha tra i suoi compiti quello di realizzare la più larga unità del mondo venatorio, condizione necessaria per dare maggiore forza e responsabilità alla categoria. L’obiettivo della costituzione di un’unica associazione comporta lo scioglimento contemporaneo di tutte le associazioni che intendono farne parte.
Il Congresso ha deliberato lo statuto di un’Associazione unica e indivisibile in Italia per rappresentare la cultura, i valori dell’attività venatoria che l’ARCI Caccia interpreta senza dubbio ancora nel modo più coerente, con i più qualificati riconoscimenti della società e con il più alto livello di omogeneità nazionale grazie all’insostituibile ruolo dei Circoli e delle rappresentanze di base. Ogni socio – e a loro va la nostra gratitudine - è stato e sarà un dirigente e un rappresentante dell’ARCI Caccia nella comunità nazionale. La nostra tessera è e vuole essere un distintivo di appartenenza e di protagonismo.
Il Congresso apprezza il lavoro unitario in essere con la Fondazione UNA e il tavolo di lavoro nel quale si collabora con FIdC, Legambiente, Anuu.
Il nuovo gruppo dirigente ha dal Congresso un mandato pieno e convinto a procedere nei percorsi avviati, costruendo giorno per giorno, sul territorio, sulle tematiche della gestione della fauna e dell’attività venatoria nonché delle attività ad esse collegate, per rendere protagonista il corpo sociale.
Il futuro della caccia è una caccia migliore, più gratificante, più utile e più condivisibile dalla società civile, che si conquista con la forza delle idee, delle esperienze e della gestione e può così attrarre più sostenitori tra le nuove generazioni.
La storia, vede oggi largamente accolte le proposte dell’ARCI Caccia dalle altre associazioni nazionali e dall’opinione pubblica.
Scriveva Carlo Fermariello prima di lasciarci “comunque ricordatevi: 1) gli interessi generali (quelli corporativi vanno inquadrati in quella cornice); 2) le grandi aperture; 3) le esigenze dell’umanità; 4) il potenziamento della nostra associazione. Altro momento: quello che sembra l’ultima spiaggia non lo è. Ve ne sono altre prima che pure sembrano le ultime. (vi ricordate la storia della 157?)
Il Congresso convoca per la primavera del 2017 una Conferenza di Programma delegando il Consiglio Nazionale ad organizzarla con i nostri soci nelle modalità più aperte di presenza delle istituzioni, della Fe.Na.Ve.Ri., degli ambientalisti, delle rappresentanze sociali economiche del mondo del lavoro, del mondo scientifico, delle Organizzazioni Imprenditoriali Agricole.
Occorre raccogliere le tematiche più rilevanti in ogni Regione per costruire una piattaforma politica integrata che parli alla Società e alle istituzioni nazionali ed europee per contaminare i percorsi unitari e rispondere e proporre nelle Regioni e negli ATC e CA gli stessi contenuti.
Costruire un sistema di relazione tra le diverse forme di caccia per superare spinte divisive e di frantumazione che favoriscano egoismi per rendere l’Arci Caccia uno strumento di sintesi degli interessi anche di quelli delle squadre dei cinghialai, della caccia di selezione, delle cacce specialistiche (compresa quella che riguarda la caccia agli acquatici nelle aree lagunari) con il fine di ricondurre queste culture ad un unico governo per la gestione del territorio e della fauna.
La gestione sociale va rilanciata per essere patrimonio delle scelte di tutti i cacciatori e per impedire spinte privatistiche, salvaguardando l’art.842 c.c.
Occorre costruire le condizioni perché gli agricoltori siano i protagonisti di sane pratiche ambientali. La caccia del futuro deve trovare sinergie con l’economia degli agricoltori, favorendo iniziative e progetti di valorizzazione delle aree marginali, dei territori collinari e montani, a forte impronta economica, faunistica e ambientale.
Quella venatoria oggi si configura come un’attività utile e necessaria ai fini dell’equilibrio delle popolazioni faunistiche, della difesa del reddito degli agricoltori, nonché della sicurezza e dell’incolumità delle persone.
Queste politiche hanno bisogno di supporti scientifici, avvalendosi di una rete di competenze che coinvolga esperti anche degli atenei e delle Regioni, costruendo un sistema che necessariamente dovrà ripensare il ruolo e le competenze dell’ISPRA.
Con il supporto delle competenze scientifiche occorre rilanciare la produzione della fauna selvatica allo stato naturale (in specie fagiani, starne e lepri, ecc.) attraverso le zone di ripopolamento e cattura, gestite in modo trasparente e democratico, rendendo partecipi tutte le associazioni venatorie riconosciute a livello nazionale, gli ATC e i CA.
In questo quadro, occorre il superamento definitivo di ogni forma di ripopolamento che di fatto sia finalizzato al cd “pronta caccia”.
Alla luce della riforma istituzionale che ha sancito il superamento delle competenze provinciali, si auspica una riorganizzazione e ridefinizione dei compiti e funzioni degli ATC e dei CA.
Il Congresso impegna l’Associazione ad attivarsi per la valorizzazione del ruolo della vigilanza non solo in un contesto venatorio ma anche ambientale, zoofilo e di impegno pieno per la Protezione Civile, in un rapporto di collaborazione con le istituzioni, già diffuso e sperimentato.
L’Arci Caccia per affrontare il tema dei tempi e delle specie cacciabili sceglie di operare per le modifiche delle norme comunitarie e nazionali per ricreare le condizioni di una certezza del diritto duratura, dopo il fallimento delle modifiche in negativo alla L. 157 volute dalle altre Associazioni venatorie.
Le attività sportive, quelle cinofile venatorie ed espositive siano punti organici e strategici dell’agire dell’associazione quale strumento fondamentale nel rapporto con la società civile.
Anche questi temi dovranno avere un approfondimento ed una definizione attuativa nella conferenza di programma.
Occorre perfezionale il sistema di comunicazione sia nel merito che nei mezzi.
Il vecchio e nuovo strumento di partecipazione è la tessera associativa, continuando un rapporto collaborativo ed unitario con le altre associazioni.
Il congresso ringrazia i soci tutti, quelli iscritti fino ad oggi e quelli che verranno.
Il congresso è orgoglioso di rappresentare i soci ed invita tutti a vivere più intensamente la vita associativa.
I prossimi appuntamenti saranno i congressi regionali, territoriali e di circolo, con l’auspicio che ci sia un’ampia partecipazione degli iscritti perché un’ARCI CACCIA più forte è utile e indispensabile al raggiungimento dell’unità del mondo venatorio, per garantire un futuro alla caccia