LUPI: STORICO ANNUNCIO DA PARTE DI FEDERCACCIA PIEMONTE
- Pubblicato in Il caffè di Cacciando
Tanto tuonò che piovve, ed alla fine arrivarono i risultati: tanto attesi ad aggredire la bassottina di Giaveno, e il suo padrone intervenuto a difenderla, furono quattro lupi, e lo confermano senza appello le analisi del DNA effettuate da ISPRA su campioni raccolti da Federcaccia Piemonte.
Quel giorno, 10 gennaio 2017, in Borgata Tora, poco sopra l’abitato di Giaveno, Paolo Ferlanda stava passeggiando con il suo cane, Mia una giovane femmina di bassotto tedesco a pelo duro; la cagna lo precedeva sulla stradina montana, molto frequentata durante la stagione estiva, di una cinquantina di metri e sparì alla sua vista dopo una curva.
Di lì ad un attimo l’uomo la sentì guaire e pensando avesse fatto l’incontro con un branco di cinghiali si precipitò verso lei.
Girato l’angolo davanti a lui si parò una scena terrificante, con quattro lupi che avevano bloccato la cagna, due addentandola sulla schiena, mentre altri due, che parevano i più grandi del piccolo branco, le chiudevano le vie di fuga.
Paolo cominciò ad urlare, correndo coraggiosamente verso gli animali mentre agitava il bastone che aveva con sé.
Uno dei lupi, il più grosso, si girò verso di lui e cercò d’assalirlo, mentre lui provò a colpirlo, senza riuscirci, per difendere Mia, che due lupi si contendevano ormai a morsi, come per strapparla.
Il lupo non riuscì a morderlo, ma solo ad agganciarlo con i denti per il fondo dei pantaloni, mentre l’uomo questa volta gli assestò un robusto calcione con la gamba libera.
Nel trambusto Mia riuscì a liberarsi, riparandosi tra le sue gambe mentre i lupi si dileguavano nei boschi circostanti.
Paolo avvisò subito alcuni amici che presero immediato contatto con Federcaccia Piemonte.
Nemmeno due ore dopo e la povera Mia era già sul tavolo della clinica veterinaria di Avigliana, dove fu curata e dove le vennero prelevati campioni del pelo ancora intriso di saliva degli aggressori.
La scelta dell’Associazione Venatoria, che aveva subito avvisato anche il Servizio Tutela Flora e Fauna della Città Metropolitana, fu quella di far effettuare le analisi, a sue spese, presso il centro più accreditato d’Italia, l’ISPRA (Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale), dipendente direttamente dal Ministero dell’Ambiente. Certi che l’aggressione fosse opera di lupi, si voleva evitare che le analisi potesse venire contestate da chicchessia, visto il fanatismo che ormai circonda ogni vicenda legata ad avvistamenti o predazioni dei lupi.
Paolo Ferlanda aveva già consegnato al vicepresidente di Federcaccia Piemonte i pantaloni strappati, tolti non appena rientrato a casa e inseriti in un sacco da consegnare al laboratorio. ISPRA chiese a Federcaccia di produrre anche il DNA del bassotto, in modo da poterlo isolare evitando contaminazioni.
La settimana successiva i campioni, prelevati con le massime attenzioni, e conservati egualmente bene, viaggiavano verso i laboratori ISPRA di Ozzano dell’Emilia (BO) insieme al presidente regionale di Federcaccia Piemonte, Bruno Morena, e al vicepresidente vicario Alessandro Bassignana.
A ricevere il materiale il Dr. Romolo Caniglia che aprendo il sacco contenente i pantaloni s’accorse come al fondo della gamba destra vi fosse lo strappo causato dal morso del lupo che aveva attaccato l’uomo, mentre la gamba sinistra mostrasse un’ampia chiazza all’altezza del polpaccio.
Ipotizzando fosse saliva depositata dalla cagnetta, che secondo la testimonianza di Ferlanda una volta liberatasi dagli aggressori s’era rifugiata tra le sue gambe, vennero tagliati due diversi lembi di tessuto, e così i campioni divennero cinque.
Era così, e un mese dopo le analisi confermarono le nostre supposizioni: il DNA di due diversi lupi maschi, strettamente imparentati, erano presenti sul pantalone, mentre sul pelo di Mia erano presenti le stesse tracce trovate sulla gamba sinistra del pantalone.
Era la prova cercata, e la dimostrazione che quel giorno ad attaccare cane e padrone furono quattro lupi italici.
Nessuno ora potrà più dire che certi episodi non possono accadere, perché ciò non avviene da oltre 150 anni, Federcaccia Piemonte ed ISPRA sono state solo molto fortunate a poterlo dimostrare, così come lo sono stati Paolo e Mia.
Autorizzati da Federcaccia Piemonte, che ne detiene proprietà congiunta, alleghiamo pdf con lettera accompagnatoria ISPRA e risultati delle analisi.