Winchester 70 Classic featherweight calibro .30-06
- Scritto da Cacciando
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Dopo 140 anni di lavoro, il 31 marzo 2006 la Us Repeating arms company ha chiuso lo storico stabilimento Winchester di New Haven, nel quale Oliver Winchester iniziò la sua attività. Con la chiusura è cessata anche la produzione dei modelli più tradizionali del “cavallino”: le carabine modello 70 e 94 e il fucile a pompa 1300. La storia recente di quello stabilimento è stata lunga e travagliata: nel 1981, infatti, Us Repeating arms company (di proprietà della Olin Corporation e proprietaria del marchio Winchester) decise di chiuderlo in quanto i macchinari, obsoleti, non permettevano di produrre a prezzi ragionevoli. Di fatto non si arrivò alla totale sospensione dell’ attività, in quanto i macchinari e lo stabilimento furono rilevati da un consorzio di impiegati della Us Repeating arms che tentarono di risollevare l’ azienda. Senza investimenti, né tantomeno cambiamenti, divenne però obbligatorio dichiarare bancarotta nel 1998. Subentrò quindi Fabrique nationale che, con l’avvicinarsi della scadenza dei diritti di utilizzo del marchio Winchester, decise di chiudere definitivamente i battenti, togliendosi con eleganza da una situazione rischiosa. Sei mesi più tardi Olin e Browning hanno raggiunto un accordo per tornare a produrre le armi tradizionali “targate” Winchester. La carabina Winchester 70 è così tornata in produzione, dapprima negli stabilimenti militari Fn di Columbia, in South Carolina, quindi alla Browning di Morgan, nello Utah. Uno dei primi esemplari della “nuova vita” è questa Classic featherweight, destinata all’impiego venatorio, ispirata alla ricercatissima meccanica “pre-‘64” che, peraltro, era già tornata in catalogo negli ultimi anni di produzione della “vecchia” Winchester 70.
I modelli in catalogo per ora sono tre: oltre al Classic featherweight, è presente il Classic hunter, sempre con calciatura in legno, ma con tacca di mira tipo battue e mirino, e l’Extreme weather, con canna fluted in acciaio inossidabile e calciatura in polimeri. Le differenze, comunque, non interessano la meccanica, che è identica per tutti e tre i modelli e si basa su un otturatore tipo Mauser con estrattore esterno non rotante come sugli esemplari prodotti prima del 1964. Semmai, sono i processi produttivi a essere cambiati: l’ utilizzo di moderne macchine a controllo numerico si vede, soprattutto in termini di omogeneità e qualità delle finiture. L’aspetto più travagliato della Winchester 70 è sempre stato il tipo di estrattore, ecco perché siamo partiti da qui per la nostra analisi. L’estrattore è tipo Mauser a lamina, posto sul lato destro dell’otturatore e caratterizzato da un movimento rettilineo con alimentazione controllata: la cartuccia viene prelevata dal serbatoio e, trattenuta dall’unghia estrattrice per tutto il percorso, inserita in camera di scoppio. Questo tipo di alimentazione, chiamato dagli americani Controlled round feed, è più sicuro in quanto non vi è il rischio che la cartuccia, non guidata in fase di alimentazione, possa impuntarsi o fuoriuscire dalla camera di scoppio, eventualità non così remota per chi va a caccia. Basta, infatti, mirare a una preda posta più in alto rispetto al cacciatore perché vi sia la possibilità che la cartuccia, una volta abbandonato il serbatoio ma non ancora entrata in camera di scoppio, possa prendere un’inclinazione sbagliata. Il rovescio della medaglia è l’impossibilità, con un estrattore Mauser convenzionale come quello della Winchester 70 prima maniera, di agganciare il fondello di una cartuccia inserita manualmente in camera, senza danni. Dopo il 1964, sulla Winchester 70 è stato invece utilizzato il sistema Push feed, tipico di Remington. L’otturatore spinge la cartuccia in camera, ma l’ estrattore (fisso sulla faccia dell’otturatore, in corrispondenza dell’aletta destra) l’aggancia solo con il movimento di chiusura. Questa seconda soluzione, indubbiamente più semplice da realizzare, garantisce il funzionamento solo con l’arma perfettamente orizzontale. A partire dal 1992, con la resurrezione della versione pre-’64, si è tornati all’estrattore tipo Mauser. Per alcuni calibri, però, la Winchester 70 era stata dotata di un sistema di alimentazione intermedio, denominato Controlled round push feed: l’estrattore era uguale al sistema Push feed, ma l’otturatore era conformato in modo da far sì che l’ estrattore agganciasse il fondello già in fase di alimentazione. Per mettere tutti d’accordo, per la rinascita della Winchester 70 è stato realizzato un estrattore in acciaio armonico tipo Mauser, quindi affine agli esemplari pre-’ 64, ma capace di piegarsi verso l’interno e verso l’esterno.
È leggermente fresato nella parte anteriore, con un’inclinazione di 45 gradi, in questo modo si può benissimo chiudere l’otturatore su una cartuccia camerata manualmente senza il rischio di fare danni. Per contro, la superficie che aggancia il fondello della cartuccia è senz’altro superiore rispetto all’estrattore tipo push feed. Sul lato opposto dell’otturatore rispetto all’estrattore, vincolata alla stessa ghiera di ritegno, si trova una piastrina in acciaio brunito. Si tratta di una sicurezza, un “tappo” che occlude la sede nell’azione per il tenone sinistro dell’otturatore. In caso di rottura del bossolo, i gas sul lato destro vengono bloccati dall’estrattore, sul lato sinistro dalla piastrina, e sono costretti a fuoriuscire dai due fori di sicurezza contrapposti presenti sull’azione, anziché dirigersi verso il viso del tiratore. L’unica reminescenza della vecchia Winchester 70 post-‘64 si trova sull’aletta destra dell’ otturatore: è la fresatura di scorrimento sull’azione, poco amata dai puristi del modello pre-‘64, che però migliora la fluidità della corsa e, di conseguenza, l’affidabilità. Anche il sistema di espulsione è tornato allo schema pre-‘64. Al posto dell’espulsore a piolo sulla faccia dell’otturatore, criticato sui modelli post-‘64 perché non permette di controllare la forza di espulsione del bossoli, è stato reintrodotto quello classico a lama, fissato sul lato interno dell’azione, con il quale si può calibrare la fuoriuscita del bossolo semplicemente controllando la corsa dell’otturatore in fase di apertura: con una corsa molto lenta il bossolo fuoriesce delicatamente dall’ arma, soluzione ideale per il Tiro a segno, mentre se si vuole un’espulsione decisa basta tirare indietro la manetta di armamento con energia. Riconfermata la sicura a tre posizioni montata sul noce dell’otturatore: quando è tutta in avanti, l’arma è pronta a far fuoco, in posizione intermedia blocca lo scatto, ma consente l’apertura dell’otturatore, tutta indietro blocca scatto e otturatore. Il manubrio di armamento, leggermente angolato all’indietro, ha il pomolo rotondo con gli apici schiacciati e per aumentare la presa è stata realizzata una zigrinatura nella zona equatoriale, come su tutte le modello 70. L’azione, dal profilo molto classico, si ispira alla Mauser: pertanto, mentre nella parte superiore è arrotondata, inferiormente è piana e completata da un recoil lug integrale. Importante il nuovo pacchetto di scatto, denominato Moa: secondo l’azienda è il sistema a tre leve più preciso mai offerto a un tiratore. Due grani Allen posti nella parte anteriore consentono la regolazione da un minimo di 1.500 a un massimo di 2.500 grammi, l’esemplare da noi provato aveva un peso di sgancio di 1.700 grammi. L’accurata lavorazione ha eliminato qualsiasi forma di grattamento e di gioco. La corsa del grilletto è ridottissima, mentre il collasso di retroscatto è regolabile e si può eliminarlo completamente.
Per evitare possibili deterioramenti o usura dovuti al contatto con agenti esterni quali polvere e umidità, il pacchetto di scatto è stato sigillato in uno scatolato d’acciaio dal quale sporgono soltanto le due viti di regolazione. Il pacchetto di scatto è di buona qualità, superiore a molti scatti custom offerti come aftermarket. Le viti di regolazione sono sigillate con resina: per potervi intervenire è necessario rimuoverla. Il calcio è in noce americano, completato nella parte posteriore da un ottimo calciolo in gomma, il Pachmayr Decelerator ad assorbimento progressivo dell’ energia del rinculo. Il calciolo è separato dalla parte in legno da un profilo in plastica nera. La pala del calcio è di disegno classico e l’impugnatura è a pistola con coccia in plastica di colore nero, mentre l’astina, invece di essere finita con un puntale come su molti fucili di produzione americana, termina con un becco d’oca. I punti di presa sono lavorati con una zigrinatura stampata abbastanza stravagante, per alleggerire il disegno, infatti, sono stati inseriti riccioli floreali che possono piacere o meno. Il punto di presa anteriore riprende il profilo dell’astina. Il calcio, molto pulito, è interrotto sopra l’appendice anteriore del ponticello del grilletto da una vite passante di rinforzo della calciatura. In prossimità della curva dell’astina e qualche centimetro prima del calciolo in gomma, si trovano i due supporti destinati al montaggio delle magliette a sgancio rapido. L’incassatura per l’ azione è completata da un bedding in resina. Questa soluzione è presente anche sulla versione Classic hunter, mentre l’Extreme weather in acciaio inossidabile, al posto del bedding in resina, ha una piattaforma in alluminio su cui appoggia l’azione. In tutti e tre i modelli l’astina non ha punti di contatto con la canna, completamente flottante. La canna è ottenuta per rotomartellatura a freddo. È lunga 560 millimetri, la volata misura 15,40 millimetri, il vivo di volata è del tipo recesso a corona.