Storia d'un fucile: Browning A5 il...lungo rinculo !
- Scritto da Alessandro Goggi
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Nel vasto mondo dei fucili automatici di vecchia produzione, un fucile che spicca per qualità meccaniche e per le accurate finiture è senz’ombra di dubbio il Browning Auto 5, oppure A5.
Disegnato da uno dei più prolifici progettisti dell’800, John Moses Browning, questo fucile a lungo rinculo venne prodotto fino al 1998 nei tre maggiori calibri: 12, 16 e 20.
Browning, figlio di un armaiolo, depositò una miriade di brevetti di armi e calibri così avanzati per l’epoca che, ancora oggi, sono di larghissimo utilizzo.
Browning disegnò l’A5 nel 1898 e ne depositò il brevetto nel 1900. La storia dice che i primi 10.000 esemplari di Auto-5 siano stati prodotti dalla BROWNING AUTOMATIC ARMS CO. OGDEN UTAH-U.S.A. tra il 1903 ed il 1940. Dal 1940 a 1951 l'Auto-5 venne prodotto dalla Remington e successivamente dalla FN (Fabrique Nationale de Armes de Guerre) fino al 1976.
Dal 1976 la produzione ritornò in Browning, e finì nel 1998 col modello commemorativo in 2000 esemplari.
Durante la sua longeva vita, le modifiche che vennero apportate al progetto originale furono pochissime e soprattutto di carattere funzionale, come l’utilizzo delle controviti, la sicura anteriore sul ponticello oppure l’alleggerimento dell’arma aumentando le lavorazioni sulla carcassa o utilizzando leghe. Il cinematismo in sé non venne mai modificato. Il calcio era rigorosamente inglese oppure principe di Galles o mezzapistola. Calciolo rigorosamente in osso, poi rimpiazzato dalla bachelite.
Dal tentativo d alleggerire l’arma nacquero le 3 versioni: "normale", "alleggerito" e "superleggero" che aveva alcuni componenti come carcassa e ponticello in lega. Sempre per diversificare la produzone, l’A5 venne prodotto con 4 gradi di finitura: si partiva dal grado 1 con un carcassa liscia, grado 2 con incisioni floreali sulla carcassa e legni scelti, il grado 3 con splendide scene di caccia e legni in radica e si terminava con il grado 4, con incisioni floreali e riporti in oro uniti a legni sceltissimi e alcune peculiarità come la "goccia" sul calcio. Ultimo ma non meno importante il "modello piccione", riccamente inciso e dorato in alcune parti con la particolare strozzatura della canna (l’esemplare in mio possesso è strozzato ben 14/10!).
Sul lato meccanico stiamo parlando del classico lungo-rinculo con anello di freno regolabile, per permettere l’utilizzo del fucile con varie grammature di piombo, tramite l’inversione dell’anello di freno. Nella versione magnum vennero utilizzate ben due bronzine intervallate da un anello di freno per sopportare le maggiori prestazioni delle cartucce magnum. Il serbatoio contiene 5 colpi, ed era disponibile una versione a 4 colpi per alleggerire ulteriormente l’arma.
Nella riduzione dei calibri è stato geniale da parte di Browning utilizzare nel calibro intermedio, il 16, gran parte dei componenti utilizzati nella realizzazione del 20, ottenendo così una discreta intercambiabilità di pezzi tra 16 e 20 e ottimizzando la produzione.
Un discorso a parte va fatto per le canne. Di ottima qualità, vennero prodotte in una miriade di misure e strozzature, tra le quali anche una in versione Paradox. Le strozzature disponibili erano 4: choke, ½ choke, ¼ choke e lisse, senza bindella o con bindella piena o ventilata. Vennero anche create canne per determinati tipi di caccia, come la canna per il tiro agli acquatici. Da un vecchio manuale deglla fine degli anni ’20 si legge che con il Browning si vinsero i Gran Prix di Monte Carlo nel 1921 e di Spa nel 1923 al piccione, nonchè si vinsero una lunga serie di campionati e olimpiadi.
Con l’FN ho solo dei bellissimi ricordi, con mio padre e un calibro 16 camerato 65 e con la canna da 55 senza bindella, stozzatura full, cartucce in cartone con la vecchia F2 e piombo del 6 caricate ancora da Fusi, l’importatore italiano del marchio belga.