Botta e risposta: calibro per il camoscio
- Scritto da Marco Benecchi
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Marco Benecchi, risponde a Giordano, che gli chiede quale calibro usare per il camoscio.
Chi volesse le sue indicazioni può scriverci a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. indicando come oggetto " L'angolo dell'armaiolo"
Marco soddisferà le vostre curiosità e voi troverete su Cacciando pubblicate le risposte nell'apposita sezione.
Giordano, innanzi tutto complimenti per aver superato gli esami e per essere diventato un membro della grande ed elitaria schiera dei cacciatori a palla. Se poi vuoi iniziare subito la tua magica avventura con il Re delle nostre montagne, non posso che porgerti i miei più sentiti auguri. Oggi, con l’avvento dei nuovi strumenti laser, non è più un problema misurare con esattezza le distanze.
Questo enorme aiuto ci permette di utilizzare anche dei calibri meno tesi, basta affidarci alla precisione della nostra arma, alle tabelle balistiche delle munizioni scelte e conseguentemente fare le dovute regolazioni. Calibri vecchi, ma supercollaudati come il 30.06, il 308 Winchester, il 7 x 64, il 6,5 x 57 e tanti altri che non spiccano certo per linearità della loro traiettoria, sono ad oggi ancora ammessi per azzardare dei tiri a lunga distanza (max 250 mt!) a patto di compensare perfettamente la caduta delle loro palle in funzione della distanza del bersaglio. Cercherò di farmi capire meglio. Se per la caccia al camoscio utilizziamo dei calibri come il 6,5 x 68, il 264 WM, il 240 WM e il 257 WM, che tarati a duecento metri con una palla di medio peso hanno un calo a trecento metri di soli 12 - 15 cm, non ci preoccuperemo più di tanto se il selvatico si trova tra i 200 e i 300 metri, perché è sufficiente mantenere il reticolo sulla metà alta e anteriore del corpo dell’animale per essere certi di colpire il bersaglio. Se invece utilizziamo un calibro molto meno radente, è obbligatorio conoscere esattamente la distanza tra noi e il camoscio per effettuare le giuste regolazioni sull’alzo. In montagna si deve camminare a lungo e in zone impervie, spesso su terreni in forte pendenza e sdrucciolevoli. Talora è necessario aiutarsi anche con le mani o con l’alpenstock, quindi ci occorrono armi leggere, compatte e ben bilanciate. Inoltre devono essere precisissime, dotate di una incassatura che si presti molto bene ai tiri con appoggio e devono possedere uno scatto eccellente che non ci tradisca nell’attimo cruciale. Le carabine Bolt Action sono la scelta migliore, ma non possiamo escludere anche i basculanti come i kipplauf, i combinati e i drilling, ognuno con pregi e difetti. Sulla carabina ad otturatore non c’è molto da dire perché è perfetta sotto ogni punto di vista; quel che importa, come già accennato, è la sua precisione, la sua robustezza e il suo peso, che non dovrebbe superare, completa di ottica, attacchi, cinghia e munizioni (ed anche di bipiede, per chi lo usa), i 4 – 4,2 chilogrammi. Combinati e drilling, con il loro ingombro e peso, non sono certo l’ideale, ma sono ancora ammessi più che altro per il fascino e per la tradizione che traspirano.
Come si fa a non annoverarli tra le armi da camosci quando i cacciatori di mezza Europa ce ne hanno abbattuti a centinaia per decenni? Oggi non li usa più nessuno, ma in passato molti vecchi “Jagertiroler” partivano da casa al mattino con i loro preziosi “ferri tuttofare”, per ritornare al tramonto con un bel becco e con un gallo forcello (oppure con una coppia di pernici bianche) nello zaino!! Il Kipplauf è un’arma superba, splendida, leggera, elegante, maneggevole, precisa, meccanicamente perfetta e molto altro ancora, ma per spararci con successo è necessario avere una certa pratica e un appoggio impeccabile. Ho constatato di persona che non è facile tirare con un’arma leggerissima e dotata di un’astina poggiamano molto esile, perché fai veramente fatica a tenerla ferma. L’altro accessorio indispensabile ed estremamente importante per la caccia al camoscio è l’ottica da mira. Un buon cannocchiale deve essere: robusto, impermeabile, dotato di meccanica precisa, di lenti nitide e luminose, essente da errori di parallasse, leggero, compatto e che abbia un minimo di 8 ingrandimenti per arrivare ad un massimo di 12 – 15. Può avere gli ingrandimenti fissi oppure variabili e un obiettivo intorno ai 42-50 millimetri è più che sufficiente. Se io dovessi scegliere un’ottica variabile per la caccia al camoscio opterei per uno che abbia i seguenti ingrandimenti: 3 – 9, 2,5 – 10, 4 – 12, 5 – 15, 6 – 18 0 5 – 25 e che sia di ottima marca, sia Statunitense sia Europea. Per la scelta del reticolo, opterei per uno tipo balistico (Tds4, BRX, 4A-300, Mildot, ecc). Per la scelta del calibro, qui lo dico e qui lo nego, conosco dei “bracco…baldi” cacciatori che hanno abbattuto molti camosci con delle carabine calibro 22 Hornet, 222 Remington e 5,6 x 50 R Magnum, anche intorno ai centocinquanta metri! Per quanto un camoscio possa essere robusto, tenace e grande incassatore, è pur sempre un selvatico di meno di quaranta chili! Se non avessimo a che fare con i venti trasversali, con le correnti ascensionali e con la distanza elevata, calibri come il 224 Weatherby, il 22-250 Remington, il 5,6 x 57, il 5,6 x 61 Vhom Hofe Super Express andrebbero più che bene, ma visto che esistono delle munizioni che risentono molto meno dei suddetti problemi, scegliamone una compresa tra i 6 e i 7 millimetri. Tutti quelli che possiedono una discreta radenza vanno molto bene, come: il 243 Winchester, il 6 mm Remington, il 240 WM, il 6 mm Freres, il 25.06, il 257 WM, tutti i 6,5 mm (x 55, x 57, x 65, x 68, -284), il 264 WM, i 270 (W. WM, WSM), la grande famiglia dei 7 mm (x 61 S.H., x 64, x 65, x 66 VHSE, x 75 R, 280 R, R.M., WM, WSM, STW). Includerei soltanto il buon vecchio 30.06 e la sua controparte europea: il 30 R Blaser con proiettili leggeri. La scelta della palle è soggettiva. Per il camoscio sceglierei una palla che abbia una veloce espansione con una deformazione abbastanza rapida. Danneggia la carcassa un po di più di una normale SP, ma quando sparo ad un selvatico a lunga distanza preferisco fermarlo sul posto, per non incorrere nello spiacevole inconveniente di non trovarlo quando finalmente lo raggiungo, a volte dopo un’ora di cammino. Spesso il lavoro svolto da una buona palla sopperisce anche alle nostre piccole carenze di mira! Weidmannsheil.
Marco Benecchi