S.O.S. Ambiente
- Scritto da Paolo Ceschina
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Un contadino che non sopporta alcun danno al proprio raccolto, il tecnico forestale che ritiene più importante la rendita di un bosco piuttosto che il mantenimento di una natura intatta, l’animalista che in ogni cervo vede il piccolo e innocente bambi della Walt Disney
e non certo da ultimo il cacciatore che vorrebbe proteggere e favorire soltanto la sua selvaggina.
Tutti rispettosi e amanti della natura che però spesso compiono l’errore di ragionare guardando, dal loro punto di vista, soltanto un singolo settore d’interesse
di quello che in realtà è un insieme di innumerevoli relazioni e interazioni, che tutte insieme condizionano l’equilibrio di ambiente naturale.
Ricordiamoci che ogni azione venatoria, cantiere forestale o agricolo, insediamento turistico, così come qualsiasi misura di cura e salvaguardia della selvaggina restano interventi nella natura che causano, con una catena di cambiamenti relazionati, ripercussioni sull’insieme dell’ecosistema in cui si agisce.
Importante quindi conoscere e comprendere le relazioni che esistono in un ambiente naturale, e farne tesoro pianificando così il proprio agire stravolgendo il meno possibile l’intero equilibrio dell’ecosistema.
Ogni cambiamento in un ambiente naturale influenza quindi l’equilibrio di un ecosistema formato da infinite relazioni.
Il più semplice degli esempi può essere le catene alimentari negli animali o le relazioni silviculturali.
Qualunque paesaggio naturale, anche quelli primitivi privi di insediamenti umani, a causa di incendi, valanghe, inondazioni o altre calamità naturali subisce e reagisce a dei costanti cambiamenti .
Prima dell’insediamento dell’uomo le nostre erano regioni boschive con alberi che crescevano sino a 2000 mt e oltre, i valloni spazzati dalle valanghe le zone rocciose e/o franose erano le uniche zone senza bosco.
Il rinnovamento del bosco era dettato da incendi causati da qualche fulmine e da forti tempeste che radevano a terra boschi troppo vecchi, tanto che si formò col tempo un mosaico naturale con superfici di età e popolazioni vegetali diverse, con la tipica variazione della flora in rapporto all’altitudine: latifoglie, conifere, cespugli e da ultimo il pascolo alpino.
Nel paesaggio naturale originario inoltre le zone paludose dei fiumi formavano, nelle pianure o nei fondovalle, ambienti vitali particolarmente ricchi e variati.
Boschi fluviali, vecchi letti di fiumi con ghiaia e sabbia si alternavano a paludi, ambiente in continuo mutamento a causa delle regolari inondazioni che offriva condizioni ottimali a innumerevoli popolazioni (anfibi rettili insetti uccelli e altri animali), nonché fonti di nutrimento e rifugio per la grande selvaggina, come ad esempio cervi e caprioli.
Dalla comparsa dell’uomo e soprattutto con l’avvento dell’agricoltura e dell’allevamento del bestiame il territorio originale subiva e subisce importanti cambiamenti.
I dissodamenti dei boschi e la successiva pascolazione del bestiame aumentò la varietà degli ambienti vitali, creando differenti aree aperte coltivate e/o pascolate interrotte da boscaglie e siepi naturali dove alcune specie di selvaggina, ad esempio lepre comune cervo e capriolo, vi trovavano condizioni vantaggiose e quindi il territorio garantiva ancora ambienti vitali naturali ben strutturati, con ecosistemi equilibrati.
Con l’aumento degli insediamenti umani e delle conseguenti necessità, la natura delle nostre zone alpine venne sotto vari aspetti gravemente trasformata.
I boschi subirono grossi danni causa l’eccessivo sfruttamento e l’intensiva pascolazione, la concorrenza del bestiame e la caccia sregolata condizionarono la sopravvivenza degli effettivi di selvaggina ed i grandi predatori come orso, lince e lupo vennero estinti.
Le zone umide dei bassopiani vennero prosciugate con l’arginatura dei fiumi e con la conversione delle regioni fluviali in terreni coltivati.
Scomparvero paludi torbiere e boschi di golena, ricchi biotopi per innumerevoli specie animali, che come la lontra e svariati uccelli acquatici si estinsero.
Dalla comparsa dell’uomo quindi i cambiamenti risultano più rapidi e soprattutto più frequenti.
Lo sfruttamento sempre più intensivo delle zone agricole la varietà degli ambienti naturali, garantita dalla presenza di siepi naturali o boschi arginali, lascia spazio all’uniformità dei terreni rendendoli invivibili per la selvaggina originaria.
Non certo da ultima, l’urbanizzazione invade sempre più i paesaggi naturali, ed anche in montagna le esigenze di un pubblico sempre più viziato ha occupato con svariati e invadenti impianti turistici importanti pascoli e rifugi naturali, trasformando radicalmente, non solo la struttura dei territori originali, ma condizionando notevolmente il più importante dei beni della natura: la tranquillità!
Turisti, ambientalisti, cacciatori, agricoltori e forestali siano consapevoli che non sono sufficienti misure di cure e protezione della selvaggina piuttosto che di aree forestali, ma piuttosto che si conoscano bene e si rispettino le relazioni e interazioni di un equilibrio naturale, valutando le conseguenze che possono arrecare i nostri interventi.
Ricordando che il principio di partenza é …mantenere il paesaggio più naturale possibile !