L'erbario
- Scritto da Luca Bettosini
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Impariamo a conoscere ed usare l’erbario
Presentato da Luca Bettosini
Tratto da "Myristica, rivista di botanica online", www.myristica.it, informazioni di Manuele Bondí
Andate, disse l’uccello, perché le foglie erano piene di bambini: eccitati, nei loro nascondigli, trattenevano le risa. T.S. ELIOT, Burnt Norton
Per muoversi con una certa familiarità nel "pianeta verde" non occorrono grandi credenziali scientifiche. Basta spesso, come punto di partenza, essere appassionati escursionisti, possedere spirito di osservazione, nutrire curiosità e interesse nei confronti del mondo vegetale. Cominciando da qui, ci si può costruire una competenza specifica lavorando sul campo e trasformarsi in piccoli botanici dilettanti, passando dalla semplice osservazione al riconoscimento delle varie specie, delle loro caratteristiche, dei diversi adattamenti all’ambiente. Gli alberi, in particolare, con le loro varietà di forme, dimensioni e colori e con la loro presenza in ambienti diversi (dal livello del mare alle alte quote, dei territori selvaggi alle grandi città), rappresentano un buon oggetto di studio per chi vuole accostarsi alla botanica e l’erbario fa al caso nostro!
L’erbario: a che cosa serve e come si realizza
Di Manuele Bondi
"Gli antichi fabbricanti e commercianti di spezie del Medioevo suddividevano i farmaci in due categorie: simplex et composita, a seconda che fossero usati come Natura li aveva creati, oppure dopo essere stati elaborati artificialmente. Già Isidoro, vescovo di Siviglia (560-635), consigliava di coltivare i semplici in un orto botanico (botanicum herbarium), inaugurando cosí la tradizione "erbalista" della botanica, che giungerà fino ai nostri giorni. Gli erbari erano una volta le sale nei monasteri medioevali, dove erano conservati fasci di erbe seccate appese alle travi, usate per insaporire i cibi, per profumare la biancheria e i capi d’abbigliamento, per scopi medicinali e per trasmettere la conoscenza dell’uso delle piante ai monaci novizi. Ecco che fin dall’inizio l’erbario assume quella connotazione didattica che mai piú lo abbandonerà: i "libri dei semplici", diretta espressione di quanto cresceva nei giardini dei semplici, spesso solo lista nominativa, senza descrizioni e senza illustrazioni, assumono storicamente il ruolo di precursori delle moderne collezioni. Con un salto di circa un millennio veniamo allora alla figura dell’erbario moderno, collezione di piante essiccate e classificate, chiamato exsiccata o anche hortus siccus, per differenziarlo dall’orto botanico, suo contemporaneo, dove vengono ospitate le collezioni di piante viventi. Esso nasce attorno alla figura di Luca Ghini, imolese, "lettore dei semplici’ all’università di Bologna prima e di Pisa poi - presso la seconda fondò il primo Orto Botanico dell’epoca moderna, nel 1543 - e dei suoi allievi Aldrovandi, Mattioli, Cesalpino. Essi misero insieme erbari di piante secche - ancora soprattutto orientati alle piante medicinali - che distribuivano agli studiosi, e questo modo di preparare e di conservare le piante si diffuse rapidamente. I piú antichi erbari che si conservano ancora oggi risalgono appunto a quel periodo: uno nella Biblioteca Angelica di Roma con 355 esemplari e un altro con 1347; altri all’Orto Botanico dell’Università di Firenze; quello di Ulisse Aldrovandi con circa 4760 esemplari all’Orto Botanico dell’Università di Bologna. Che cosa permette la conservazione per cosí lungo tempo dei tessuti vegetali? Non sono usate tecniche né materiali tecnologicamente avanzati, del resto impensabili all’epoca della nascita degli erbari. Le piante, raccolte in campo con la cura di scegliere esemplari possibilmente completi di tutti gli organi vegetali, radici, fusto, foglie, fiori, se possibile anche frutti e semi; nel caso di esemplari a portamento cespuglioso o arboreo, si preferisce recidere un rametto anch’esso completo. Vengono disseccate dopo essere state classificate, sottoponendole ciascuna a una forte pressione, tra due fogli di carta assorbente (va bene anche un cartoncino poroso o un foglio di carta di giornale, su cui si appoggeranno dei libri pesanti) e lasciandole quindi seccare per qualche ora, per ripetere poi piú volte la stessa operazione con nuovi fogli. Successivamente, gli esemplari sono attaccati singolarmente - talvolta anche due o tre, purché della stessa specie e raccolti nella stessa data e località - su fogli di carta resistente, di solito mediante spille e striscioline di carta gommata (una volta venivano incollati completamente sulla carta), cercando di fissarli in modo che presentino gli organi piú significativi e meglio conservati rivolti verso l’occhio dell’osservatore. Ogni foglio deve avere un’etichetta dove sono riportati: luogo e data della raccolta - possibilmente anche stagione, natura del terreno, altezza sul livello del mare ed altri dati ecologici - nome del raccoglitore e del determinatore, binomio scientifico, autore. I vari fogli sono poi ordinati secondo uno dei sistemi di classificazione piú in uso (attualmente l’Index kewensis, pubblicato dall’Università di Oxford, anche in versione elettronica su CD-ROM, è forse il migliore) con un numero d’ordine per i generi, in modo da rintracciare subito qualunque genere e specie di pianta presente nell’erbario.
L’erbario, oltre ad essere un documento di grande valore storico-scientifico da esporre nei musei come memoria del passato e come base dei programmi educativi di biologia vegetale rivolti a studenti ed appassionati, è considerato, oggi, un mezzo insostituibile per la ricerca storica nei vari campi della botanica. L’interesse storico di erbari nazionali e regionali compilati due o trecento anni fa è notevole, poiché da essi si possono dedurre notizie sulle esplorazioni dei botanici di tutti i tempi. Gli erbari costituiscono una fonte di dati sulle specie estinte, in via di estinzione, vulnerabili e rare nelle diverse aree geografiche, e forniscono inoltre la possibilità di confrontare esemplari della stessa specie e provenienti dalla stessa località a molti anni di distanza. Nei 55 principali erbari del mondo sono conservati piú di 130 milioni di esemplari vegetali; questo enorme numero di campioni ha consentito la compilazione di tutte le "flore" e delle guide analitiche per l’identificazione delle specie di certe aree floristiche. Volendo chiarire in poche parole il principio alla base della creazione di un erbario secco, si deve ricordare il grande passo innovativo che mosse i suoi ispiratori e cioè la convinzione che nessuna rappresentazione riflette adeguatamente e completamente tutti gli aspetti della realtà; pertanto i nomi delle piante devono essere ancorati non già ad un disegno, ad una fotografia, ad un’immagine digitale, ma ad una vera pianta".
Costruisci il tuo erbario
Di Luca Bettosini
Quasi tutti gli ambienti naturali sono adatti per cercare piante per l’erbario, quindi non dovete trascurare luoghi che possono sembrare sterili e secchi. Anche nelle città è possibile cercare piante, solo non prendetele da parchi e giardini! Vi accorgerete presto quanto sia facile trovare campioni interessanti in montagna, paludi, coste, boschi e in altri luoghi. Normalmente un erbario di carattere scientifico si riferisce alle piante che crescono naturalmente in una determinata area geografica. Quindi, è importante distinguere tra le specie selvatiche e quelle cresciute dopo un intervento umano. In ogni caso è anche vero che una specie introdotta dall’uomo può continuare a crescere spontaneamente fuori del suo ambiente artificiale. In questo caso la pianta può diventare un nuovo elemento della flora spontanea e di conseguenza far parte di un erbario. Durante le vostre escursioni scoprirete che non è sempre facile capire se una pianta è ancora una specie introdotta o se è diventata selvatica. Un suggerimento a tale scopo può essere di cercare nelle vicinanze giardini o campi coltivati dai quali quelle piante potrebbero essere venute, senza avere raggiunto una condizione di reale spontaneità.
È importante prelevare la pianta in maniera completa, mirando a conservare il maggior numero possibile di caratteri necessari per la sua identificazione. Il periodo migliore per il prelievo è, in genere, quello della tarda fioritura, allorché i primi frutti cominciano a maturare. Se ciò non fosse possibile, sarebbe opportuno raccogliere piú campioni, in periodi diversi, per disporre sia di esemplari con fiori sia di esemplari con frutti. Le piante erbacee di piccole dimensioni vanno raccolte in toto (comprese le radici). Per gli alberi e gli arbusti si devono raccogliere rami con fiori, foglie e, se possibile, frutti. Nel caso delle piante dioiche (quelle che presentano fiori maschili e fiori femminili su esemplari distinti), si deve fare attenzione a conservare e distinguere fiori di entrambi i sessi. Al momento della raccolta è indispensabile annotare i dati piú importanti relativi alla stazione: località, con eventuale indicazione dei riferimenti topografici piú significativi (altitudine, esposizione, substrato geologico), tipo di vegetazione circostante, caratteri ambientali generali, livello di antropizzazione ecc. Tutte queste annotazioni, unitamente al nome del raccoglitore e alla data di raccolta, vanno riportate su singole schede, alle quali sarà assegnato un numero progressivo, corrispondente a quello che sarà assegnato alle piante raccolte.
Per preparare un erbario, servono:
buste di plastica per conservare le piante;
fogli di giornale per essiccare il campione;
una pressa per l’essiccazione;
fogli di supporto per sostenere il campione (30 x 44);
cartelline per contenere i fogli;
cartoni e cinghie per contenere i pacchi di cartelline.
Essiccatura
Le piante raccolte sono conservate in buste di plastica. Per seccarle si dispongono su un foglio di giornale insieme ad un cartellino con i dati di raccolta; poi si pongono sotto pressa. È opportuno sistemare i campioni in mezzo a fogli di carta ad alta assorbenza (ottimi i fogli di quotidiano, non adatte le carte patinate o lucide). Nel disporre la pianta sul foglio è necessario distendere e separare bene le foglie ed i fiori per evitare che essiccandosi restino piegati o attaccati l’uno all’altro. Se i frutti tendono a staccarsi o ad espellere i semi è buona regola staccarli, conservandoli in bustine da allegare al foglio d’erbario. Le parti della pianta troppo voluminose (capolini, rizomi ecc.) devono essere sezionate longitudinalmente a metà.
Fissaggio
Il campione, una volta seccato, viene fissato al foglio d’erbario mediante strisce di carta fermate da spilli, completato da un cartellino con i dati di raccolta e il nome scientifico della pianta. Per fissare la pianta essiccata su cartoncino si possono adottare diverse tecniche: si può usare colla, carta adesiva o spilli. La "spillatura" è il metodo piú usato, poiché non danneggia la pianta e consente di spostarla successivamente dal foglio senza danni.
Conservazione
Il foglio di erbario, cosí ultimato, viene inserito in una cartellina leggera. Le cartelline sovrapposte formano dei pacchi che vengono racchiusi tra due cartoni fermati con una cinghia. Dopo che il campione è stato fissato definitivamente sul foglio d’erbario, la pianta deve essere classificata, anche se sarebbe meglio effettuare questo lavoro sul materiale fresco, individuandone, nell’ordine, la famiglia di appartenenza, il genere e la specie. È questa la fase piú importante e piú complessa per la difficoltà di distinguere esemplari appartenenti a specie talvolta molto simili nell’aspetto.
Conclusioni
I boschi ticinesi si prestano ottimamente per realizzare un erbario. Esso è un ottimo metodo didattico per introdurre i vostri figli nella natura. Tuttavia bisogna inoltre tenere in considerazione il fatto che molte piante sono rare e protette dalla legge. Realizzare un erbario significa apprezzare la natura insegnando il rispetto che essa merita.
Fonti
Tratto da "Myristica, rivista di botanica online", www.myristica.it
www.dipbot.unict.it/Erbario
http://utenti.quipo.it/gruppodellerbario/corredo%20botanico.html