Il Larice (Larix decidua)
- Scritto da Cacciando
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Con un fisico da leggendario, possente guerriero, reduce dalle torture di mille tempeste,
scheletro di un aurea dorata che accesa dal sole illumina di un colore divino il monte e chi lo
vive, il Larice, Re della montagna; impetuoso e colossale monumento naturale attraverso la sua struttura potente, scolpita da mille cicatrici riesce a trasmettere un’ energia vitale, una frugalità e capacità di sopravvivenza da mettere in soggezione al primo sguardo noi poveri piccoli vaganti.
Rudi e possenti tronchi torchiati dal tempo, a supporto delle sue dolci eleganti e fragili fronde di delicati colori ornate ,in stagione, da violetti delicati fiori o innocenti piccole pigne.
Forza e resistenza, dolcezza e eleganza ne formano cosi l’albero reale delle nostre montagne.
Il larice è per eccellenza l’albero che caratterizza il bosco subalpino superiore fino al limite della vegetazione arborea.
Data la sua indole di specie pioniera il larice domina su terreni giovani in stazioni da secche a fresche dell’orizzonte montano; nonostante prevalga sui terreni acidi cresce pure su suoli ricchi di carbonati.
Ha una spiccata preferenza per il clima continentale delle regioni interne delle Alpi, ma a sud delle Alpi dimostra di sopportare bene anche il clima insubrico, ricco di precipitazioni ma con scarsa umidità atmosferica, palesando cosi la sua grande amplitudine ecologica.
Nei suoi territori ospita la nostra amata fauna alpina garantendo rifugio e nutrimento a cervi camosci e forcelli:
Oltre ad essere di notevole importanza nei rimboschimenti montani, fini alla selvicoltura o alla formazione dei boschi di protezione contro le valanghe, il Lariceto resta l’alberatura preferita dei pascoli montani perché la sua tenue copertura non inibisce la produzione foraggera e assicura, oltre che una gradita ombra al bestiame nei pomeriggi estivi.
Questa forma di gestione del territorio alpestre, che abbina la presenza di un lariceto molto diradato a uno strato erbaceo è molto diffuso. Il terreno boscato adiacente alle zone abitate resta destinato, ad eccezione dei boschi di protezione, al pascolo e nel contempo si presta a fornire legname d’opera, legna da ardere.
Non da ultimo dalla sua resina, “Largàa” estratta dal tronco degli alberi più grossi nei mesi più caldi si ottiene la “Trementina di Venezia” unguento antinfiammatorio e disinfettante eccezionale per togliere scaglie di legno o alleviare dolori reumatici.
Interessante sapere che è stato accertato che i primi pascoli alberati con il larice furono creati verso la fine dell’età del Bronzo, circa 2800 anni fa.
Non è raro trovare in questi lariceti, vecchi esemplari dalle dimensioni monumentali e dall’età plurisecolare.
Sono stai censiti diversi larici attorno ai 500 per arrivare fino a 800 anni di età! Quante ce ne potrebbero raccontare…