Piccolo è bello: le Cince
- Scritto da Flavio Galizzi
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Tra i più piccoli uccelli silvani, quelli più amati nelle valli montane sono sicuramente le Cince, una sottofamiglia di passeriformi che fa parte, con il Codibugnolo e il Pendolino, della grande famiglia dei "Paridi", tutti di dimensioni assai contenute.
A questo gruppo di piccoli cantori appartengono diverse specie: la Cinciallegra [Parus major], che è la più grande, la Cinciarella [Parus caeruleus], che con i suoi toni di azzurro è la più elegante, e la Cincia Mora [Parus ater], che è quella che tutti meglio conoscono perché la più facile da allevare: tenuta in gabbia, quando la legge lo consentiva, come compagna in quasi tutte le case delle nostre contrade montane, ha allietato da sempre con il suo canto intere generazioni. Quasi sempre, all’arrivo della primavera, le veniva restituita la libertà, come gesto di riconoscenza per la compagnia e la confidenza affettuosa ricevuta, e di rispetto verso il bosco.
Queste tre specie sono le più note, quelle che si riproducono regolarmente nelle nostre contrade, ma non solo le sole. Nei boschi di conifere alle quote più alte non è raro incontrare anche la bellissima Cincia dal ciuffo, [Parus cristatus], un tempo rara, più frequente nel tardo autunno. Più difficile da vedere in montagna, perché tipica delle regioni del centro Europa, è la Cincia bigia [Parus palustris], così come la Cincia bigia alpestre; simili alla Cincia mora, ma senza macchia bianca occipitale e senza anello nero che contorna le gote, hanno una silouette un po’ più slanciata.
Le caratteristiche più evidenti di questa famiglia di passeriformi, sono il becco corto, conico e appuntito, assai robusto, e un piumaggio "gonfio", quasi volessero apparire più grandi di quello che sono. Le zampette sono munite di dita abbastanza lunghe, con unghie ricurve e affilate, che permettono loro una presa sicura sulle cortecce degli alberi, assicurando una notevole stabilità in ogni posizione, anche a testa all'ingiù. Le ali appuntite e la coda piuttosto lunga permettono a questi minuscoli uccelli un volo elegante, librato e leggero.
La Cinciallegra la possiamo osservare nei giardini e nei parchi delle città e dei nostri paesi, sempre indaffaratissima a perlustrare i rami degli alberi e degli arbusti, ed ogni superficie che presenti piccole fessure, come le corteccia dei vecchi alberi, alla ricerca di piccoli insetti, di uova di invertebrati, delle loro larve o di bruchi. Nulla sfugge alla minuziosa ricerca, da cui dipende la loro esistenza e la sopravvivenza della prole, sempre numerosissima. Nonostante le apparenze e l’aspetto elegante,è una specie aggressiva: sono stati documentati comportamenti di aggressione nei confronti di altri piccoli passeracei conclusi con l’uccisone del malcapitato, in la cincia si è poi cibata del suo cervello. [http://www.geenstijl.nl/mt/archieven/2013/02/video_koolmeesje_schopt_huismu.html]
È una delle frequentatrici più assidue dei nidi artificiali, sempre più diffusi e preziosi.
Le cince infatti, per le loro abitudini alimentari, contribuiscono positivamente all’economia del bosco per l'insostituibile lavoro di "pulizia" dai numerosi insetti parassiti ed infestanti, e un nido artificiale in giardino offre a noi una gioiosa occasione
per approfondire la loro conoscenza rendendo nel contempo allegro e vivace il paesaggio.
La Cincia mora è un po' meno osservabile ma altrettanto diffusa, specie nei territori montani, dove da sempre è stata tenuta in casa come piccolo amico da accudire nelle lunghe giornate invernali, patrimonio questo di una civiltà contadina e montana che trovava, nei gesti quotidiani di cura e con l'offerta di un ghiotto pinolo, un’occasione di vicinanza e di contatto indiretto con il mondo esterno, mantenendo viva, tra una fatica e l'altra, l'immagine della primavera, con i suoi colori e i canti armoniosi.
Una civiltà e una cultura da riscoprire anche nei suoi valori affettivi profondi, un po' lontani dalle logiche e dalle culture odierne, ma forse per questo più "vera", da rispettare e ricordare come un "valore" forse non più recuperabile.
Anche le famigliole della cincia mora sono molto numerose: basta un piccolissimo pertugio in un vecchio tronco, tra i sassi di un muro a secco o addirittura dentro la fessura di un palo dell'illuminazione pubblica, per offrire alla coppia un posto sicuro dove metter su casa. Il loro canto è modulato e melodioso, più allegro di quello monotono ed insistente della cinciallegra, con simpatiche e personali piccole variazioni sul tema che lo rendono affascinante e intrigante.
Se dovessimo fare una graduatoria di "bellezza" tra le cince, due sono le specie, senza togliere nulla alla cinciallegra e alla cincia mora, che si potrebbero contendere il primato: la cinciarella e la cincia dal ciuffo.
Nella prima, la più piccola delle cince, con i suoi 11 cm di lunghezza, i toni di azzurro, così intensi e delicati, le danno un tocco di grazia e di eleganza straordinario, mettendola dignitosamente in competizione con specie esotiche più decantate, mentre nella cincia dal ciuffo l'eleganza deriva, oltre che dalle aggraziate sfumature e dalla distribuzione dei toni delle tinte, dallo stupendo ciuffetto che le orna il capo.
Come tutti gli uccelli silvani, anche le cince subiscono la pressione di numerosi predatori del bosco, come lo Sparviero e l'Allocco, la Civetta nana e la Civetta capogrosso, la Martora, la Faina e la Donnola, persino lo Scoiattolo, che non hanno difficoltà ad individuarne i nidi e saccheggiarli.
Unica difesa da questa forte pressione predatoria, per le cince, è l'alto numero di piccoli che mettono al mondo: fino ad oltre una decina per covata, due volte all'anno. Nonostante ciò solo il 10% circa dei nati è in grado di superare il primo anno di vita.
Il linguaggio canoro delle cince sembra diventare, durante la cattiva stagione, un linguaggio di comunicazione, oltre che familiare, anche interspecifico, quando i segnali di ritrovamento di una fonte di cibo diventano segnali intelligibili anche dalle altre specie sorelle: come dice Mainardi, " le cince si parlano tra loro come se fossero una specie sola". Un invito a chi possiede un piccolo giardino alberato o vive in prossimità
di spazi aperti verdi, è quello di approntare, oltre alle cassette nido per la riproduzione, delle piccole mangiatoie, per la stagione invernale, con semi, frutta secca ed altro, e non mancherà, assieme ad altri ospiti alati sempre graditi, di vedervi banchettare anche qualche cincia, specialmente le Cinciallegre e le bellissime Cinciarelle.
Flavio Galizzi